Approvato all'unanimità un Ordine del Giorno presentato dalla maggioranza
Il consiglio comunale di Modena ha approvato all’unanimità un Ordine del giorno presentato dalla maggioranza di solidarietà alle maestranze della ditta Del Monte di San Felice sul Panaro. Nel documento, illustrato dal primo firmatario Mauro Tesauro (Verdi) si prende atto “di quanto sta avvenendo all’azienda agroalimentare Del Monte di San Felice dove 76 persone, tra operai ed impiegati, non avranno più un lavoro in virtù della decisione improvvisa presa dalla casa madre di Miami (e poi comunicata via fax) di chiudere totalmente l’impianto di produzione. Considerato tale episodio, peraltro l’ennesimo perpetrato da Società Multinazionali operanti nel territorio provinciale, un attacco gravissimo ai diritti di tutti i lavoratori ed a quelli delle loro famiglie e paradigma eclatante degli effetti più drammaticamente assurdi di un processo di globalizzazione senza regole, si chiede alla Giunta di sollecitare i Ministri competenti per un aggiornamento della legislazione nazionale ed europea rafforzando le misure di prevenzione e dissuasione, prevedendo maggiori oneri per le aziende e tutele ulteriori per i lavoratori coinvolti in questi processi e di far pervenire agli operai, impiegati e famiglie in lotta della Del Monte di San Felice tutto il sostegno politico, la solidarietà e la vicinanza sua e di questo Consiglio Comunale”.
In fase di dibattito Mauro Manfredini (Lega Nord) ha sottolineato che il documento “avrà un effetto di solidarietà, ma ricordo che per altre aziende non l’abbiamo fatto, come nel caso dello zuccherificio di Finale Emilia, in cui il numero di lavoratori a rischio era molto superiore”.
Per Michele Barcaiuolo (An) “la solidarietà non può mancare, anche perché sottintende un sistema di lavoro basato su un liberalismo assoluto che va combattuto”, ma ha sottolineato l’ambiguità del passaggio in cui si fa riferimento ai maggiori oneri per le aziende e tutele ulteriori per i lavoratori coinvolti in questi processi. La legge italiana dà dei risultati, quindi i lavoratori devono attivarsi per averle”. E’ stata poi la volta di Sergio Rusticali (Sdi) che ha ricordato che “l’incontro al Ministero dello Sviluppo Economico dello scorso 29 novembre non è stato positivo, perché l’azienda ha dichiarato una indisponibilità anche per un percorso di cassa integrazione. Il Ministero invece si è attivato e sta tentando di percorrere le strade possibili sia per procedimenti eventuali di mobilità, sia per soluzioni alternative di proprietà. Il Ministero - ha aggiunto Rusticali – ha mantenuto aperto un tavolo e nel 2007, a gennaio, ci sarà una nuova verifica, sperando che nuovi imprenditori acquistino l’azienda. Quanto al documento e alle penalizzazioni richieste per le aziende, il punto è che c’è un vuoto normativo in questi casi. E’ nell’ottica di un meccanismo che permette il licenziamento via fax che chiediamo meccanismi di dissuasione, compresi meccanismi di penalizzazione per chi lo farà anche in futuro”.
Michele Andreana (Ds) ha precisato che “il senso dei maggiori oneri a carico delle aziende indicato nel documento non riguarda oneri solo economici. Questa necessità di introdurre nella legge italiana ed europea maggiori vincoli a decisioni come quella pressa da Del Monte è evidente già in altri casi, come per la cartiera di Castelfranco o la vetreria di Soliera. La globalizzazione a volte porta elementi positivi, ma molte volte - per decisioni prese lontano da qui - ai lavoratori non resta che prendere atto, perchè una volta adempiuto al preavviso, nella maggior parte dei casi la realtà aziendale cessa e, con la multinazionale, scompare anche una realtà produttiva che invece poteva essere utile per il territorio. La vicenda della legislazione che deve intervenire a livello europeo si riferisce perciò al fatto che forse – visto che non si può vietare alle multinazionali di variare le strategie – si può però vincolarle ad offrire più che un risarcimento ai lavoratori”.
Anche secondo Enrico Artioli (Margherita) “questi sono casi che si possono verificare in un quadro di globalizzazione, ma vanno però globalizzate anche le tutele dei lavoratori. Quindi ci vuole anche una riflessione locale sui criteri con cui vengono accettate le presenze delle aziende. Anche il Consorzio Attività Produttive può valutare se accettare o meno un’azienda che decide di insediarsi”.
In fase di dibattito Mauro Manfredini (Lega Nord) ha sottolineato che il documento “avrà un effetto di solidarietà, ma ricordo che per altre aziende non l’abbiamo fatto, come nel caso dello zuccherificio di Finale Emilia, in cui il numero di lavoratori a rischio era molto superiore”.
Per Michele Barcaiuolo (An) “la solidarietà non può mancare, anche perché sottintende un sistema di lavoro basato su un liberalismo assoluto che va combattuto”, ma ha sottolineato l’ambiguità del passaggio in cui si fa riferimento ai maggiori oneri per le aziende e tutele ulteriori per i lavoratori coinvolti in questi processi. La legge italiana dà dei risultati, quindi i lavoratori devono attivarsi per averle”. E’ stata poi la volta di Sergio Rusticali (Sdi) che ha ricordato che “l’incontro al Ministero dello Sviluppo Economico dello scorso 29 novembre non è stato positivo, perché l’azienda ha dichiarato una indisponibilità anche per un percorso di cassa integrazione. Il Ministero invece si è attivato e sta tentando di percorrere le strade possibili sia per procedimenti eventuali di mobilità, sia per soluzioni alternative di proprietà. Il Ministero - ha aggiunto Rusticali – ha mantenuto aperto un tavolo e nel 2007, a gennaio, ci sarà una nuova verifica, sperando che nuovi imprenditori acquistino l’azienda. Quanto al documento e alle penalizzazioni richieste per le aziende, il punto è che c’è un vuoto normativo in questi casi. E’ nell’ottica di un meccanismo che permette il licenziamento via fax che chiediamo meccanismi di dissuasione, compresi meccanismi di penalizzazione per chi lo farà anche in futuro”.
Michele Andreana (Ds) ha precisato che “il senso dei maggiori oneri a carico delle aziende indicato nel documento non riguarda oneri solo economici. Questa necessità di introdurre nella legge italiana ed europea maggiori vincoli a decisioni come quella pressa da Del Monte è evidente già in altri casi, come per la cartiera di Castelfranco o la vetreria di Soliera. La globalizzazione a volte porta elementi positivi, ma molte volte - per decisioni prese lontano da qui - ai lavoratori non resta che prendere atto, perchè una volta adempiuto al preavviso, nella maggior parte dei casi la realtà aziendale cessa e, con la multinazionale, scompare anche una realtà produttiva che invece poteva essere utile per il territorio. La vicenda della legislazione che deve intervenire a livello europeo si riferisce perciò al fatto che forse – visto che non si può vietare alle multinazionali di variare le strategie – si può però vincolarle ad offrire più che un risarcimento ai lavoratori”.
Anche secondo Enrico Artioli (Margherita) “questi sono casi che si possono verificare in un quadro di globalizzazione, ma vanno però globalizzate anche le tutele dei lavoratori. Quindi ci vuole anche una riflessione locale sui criteri con cui vengono accettate le presenze delle aziende. Anche il Consorzio Attività Produttive può valutare se accettare o meno un’azienda che decide di insediarsi”.
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