L'assessore Sitta interviene nel dibattito relativo agli alloggi per gli studenti
“La proposta del presidente di Arestud Claudio Bergianti di arrivare ad un patto che coinvolga in maniera trasversale la città sul tema dell’accoglienza agli studenti fuorisede comporta da parte dell’amministrazione comunale una riflessione. In città ci sono più di 4.500 fuori sede su una popolazione universitaria che ormai ha superato quota 15.000 iscritti. Numeri importanti. Importanti per l’intero ateneo come per la città, che ci obbligano a ragionare insieme, a cominciare da uno dei problemi più impellenti che abbiamo di fronte: la residenza per gli studenti.
La carenza di alloggi riconducibili a questa specifica tipologia di domanda è forte. Serve una risposta all’altezza della sfida. Ce lo impongono le difficoltà con le quali sono costretti a misurarsi quotidianamente centinaia di studenti. Ma soprattutto ce lo impone una idea, un futuro per Modena fatto di ulteriore rafforzamento e di crescita qualitativa, supportato dall’indispensabile contributo di una Università che da opportunità sa proporsi sempre più spesso come primario punto di forza.
E’ il futuro, dunque, che ci porta a ragionare, oggi, della esigenza di un vero e proprio piano per la residenza universitaria. Dobbiamo assumere la chiara consapevolezza che è fondamentale fin da ora lavorare per accrescere i livelli di competitività del nostro sistema economico.
Serve una cultura che punti all’innovazione tecnologica continua su prodotti e processi. E poi, ancora, servono strategie operative idonee a garantire un’alta formazione professionale del personale impiegato nelle aziende, negli uffici pubblici e privati. Strategico è il ruolo dell’Università, dei suoi saperi e dei suoi studenti. Solo se riusciremo a formare ottimi laureati trattenendoli possibilmente sul nostro territorio riusciremo ad assicurare risposte efficaci alle esigenze di un sistema produttivo e sociale in continuo rinnovamento e sviluppo.
Occorre una Università che abbia un grado di apertura e di attrazione alto, sia per la qualità formativa sia per la capacità di accoglienza, che non è certamente elemento secondario nelle scelte degli atenei. Credo che la nostra Università stia compiendo uno sforzo significativo su questi punti e che Arestud, da sempre, offra servizi di qualità elevata, apprezzati dagli studenti. Sul fronte degli alloggi, però, Arestud, l’Università e la città, a cominciare dal Comune, possono e devono fare di più. La risposta alloggi fin qui fornita è ancora quantitativamente insufficiente. O meglio: Arestud risponde a Modena quasi al 100% delle richieste degli aventi diritto (circa 400), ma questi non sono nemmeno il 10% degli oltre 4.500 universitari fuori sede, numero che dobbiamo ulteriormente programmare in crescita se vogliamo essere coerenti con gli obiettivi strategici che ci siamo dati. Anche sul significato di “aventi diritto” credo sia giusto fare chiarezza. Per essere fuori dalle graduatorie non è necessario essere figli di famiglie particolarmente facoltose. Basta che in famiglia lavorino due persone con retribuzioni da operai o impiegati per superare i limiti di reddito richiesti ed essere esclusi. C’è la necessità di aprire un dibattito sui parametri fino ad ora adottati, molto probabilmente non più rispondenti ai profili socio economici della famiglia attuale. Vi è quindi la necessità che Modena (Università, Istituzioni e forze locali) si faccia carico di questo problema e lo inserisca nelle priorità.
Per tornare agli alloggi, occorre uno sforzo di creatività per individuare soluzioni nuove (l’accordo Comune, Arestud e Unicapi per ospitare studenti in alloggi di anziani va in questo senso), ma occorrono soprattutto risorse senza le quali si rischia di restare solo nella frustrante area dei propositi. Credo che si possano individuare soluzioni che consentano di mettere a disposizione posti letto a canoni intermedi tra quelli agevolati Arestud/Università e quelli di mercato, che riguardano la stragrande maggioranza degli studenti. Forte deve essere pure la ricerca per tipologie di risposte flessibili, capaci, magari, di rispondere anche a nuove esigenze per periodi di residenza più brevi, come nei casi di quanti frequentano master, o scuole di specializzazione e di alta formazione. Il Comune è disposto a fare la propria parte, destinando aree specifiche all’obiettivo a costi agevolati e destinando anche parte dei finanziamenti regionali sull’affitto che riuscirà a reperire. Il Comune, da solo, non può bastare. Occorrono anche investitori disponibili ad una remunerazione per una parte dei loro investimenti immobiliari più contenuta e mutui bancari a tassi altrettanto ridotti. Serve, in una parola, una città più attenta all’Università, capace di spendersi per rafforzare le sue insostituibili funzioni di formazione e ricerca. Più attenta ai problemi degli alloggi, ma anche alle esigenze di mobilità di migliaia di studenti che ogni giorno si muovono per raggiungere i luoghi universitari, o ancora, alle domande di soluzioni di accesso alle opportunità culturali cittadine più idonee ai tempi della vita universitaria e, magari, anche ai redditi di tanti studenti alle prese ogni mese con l’obbligo di fare quadrare conti sempre più difficili”.
Daniele Sitta – Assessore alle Politiche abitative del Comune di Modena
La carenza di alloggi riconducibili a questa specifica tipologia di domanda è forte. Serve una risposta all’altezza della sfida. Ce lo impongono le difficoltà con le quali sono costretti a misurarsi quotidianamente centinaia di studenti. Ma soprattutto ce lo impone una idea, un futuro per Modena fatto di ulteriore rafforzamento e di crescita qualitativa, supportato dall’indispensabile contributo di una Università che da opportunità sa proporsi sempre più spesso come primario punto di forza.
E’ il futuro, dunque, che ci porta a ragionare, oggi, della esigenza di un vero e proprio piano per la residenza universitaria. Dobbiamo assumere la chiara consapevolezza che è fondamentale fin da ora lavorare per accrescere i livelli di competitività del nostro sistema economico.
Serve una cultura che punti all’innovazione tecnologica continua su prodotti e processi. E poi, ancora, servono strategie operative idonee a garantire un’alta formazione professionale del personale impiegato nelle aziende, negli uffici pubblici e privati. Strategico è il ruolo dell’Università, dei suoi saperi e dei suoi studenti. Solo se riusciremo a formare ottimi laureati trattenendoli possibilmente sul nostro territorio riusciremo ad assicurare risposte efficaci alle esigenze di un sistema produttivo e sociale in continuo rinnovamento e sviluppo.
Occorre una Università che abbia un grado di apertura e di attrazione alto, sia per la qualità formativa sia per la capacità di accoglienza, che non è certamente elemento secondario nelle scelte degli atenei. Credo che la nostra Università stia compiendo uno sforzo significativo su questi punti e che Arestud, da sempre, offra servizi di qualità elevata, apprezzati dagli studenti. Sul fronte degli alloggi, però, Arestud, l’Università e la città, a cominciare dal Comune, possono e devono fare di più. La risposta alloggi fin qui fornita è ancora quantitativamente insufficiente. O meglio: Arestud risponde a Modena quasi al 100% delle richieste degli aventi diritto (circa 400), ma questi non sono nemmeno il 10% degli oltre 4.500 universitari fuori sede, numero che dobbiamo ulteriormente programmare in crescita se vogliamo essere coerenti con gli obiettivi strategici che ci siamo dati. Anche sul significato di “aventi diritto” credo sia giusto fare chiarezza. Per essere fuori dalle graduatorie non è necessario essere figli di famiglie particolarmente facoltose. Basta che in famiglia lavorino due persone con retribuzioni da operai o impiegati per superare i limiti di reddito richiesti ed essere esclusi. C’è la necessità di aprire un dibattito sui parametri fino ad ora adottati, molto probabilmente non più rispondenti ai profili socio economici della famiglia attuale. Vi è quindi la necessità che Modena (Università, Istituzioni e forze locali) si faccia carico di questo problema e lo inserisca nelle priorità.
Per tornare agli alloggi, occorre uno sforzo di creatività per individuare soluzioni nuove (l’accordo Comune, Arestud e Unicapi per ospitare studenti in alloggi di anziani va in questo senso), ma occorrono soprattutto risorse senza le quali si rischia di restare solo nella frustrante area dei propositi. Credo che si possano individuare soluzioni che consentano di mettere a disposizione posti letto a canoni intermedi tra quelli agevolati Arestud/Università e quelli di mercato, che riguardano la stragrande maggioranza degli studenti. Forte deve essere pure la ricerca per tipologie di risposte flessibili, capaci, magari, di rispondere anche a nuove esigenze per periodi di residenza più brevi, come nei casi di quanti frequentano master, o scuole di specializzazione e di alta formazione. Il Comune è disposto a fare la propria parte, destinando aree specifiche all’obiettivo a costi agevolati e destinando anche parte dei finanziamenti regionali sull’affitto che riuscirà a reperire. Il Comune, da solo, non può bastare. Occorrono anche investitori disponibili ad una remunerazione per una parte dei loro investimenti immobiliari più contenuta e mutui bancari a tassi altrettanto ridotti. Serve, in una parola, una città più attenta all’Università, capace di spendersi per rafforzare le sue insostituibili funzioni di formazione e ricerca. Più attenta ai problemi degli alloggi, ma anche alle esigenze di mobilità di migliaia di studenti che ogni giorno si muovono per raggiungere i luoghi universitari, o ancora, alle domande di soluzioni di accesso alle opportunità culturali cittadine più idonee ai tempi della vita universitaria e, magari, anche ai redditi di tanti studenti alle prese ogni mese con l’obbligo di fare quadrare conti sempre più difficili”.
Daniele Sitta – Assessore alle Politiche abitative del Comune di Modena
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