Gli interventi dei consiglieri sulla delibera per la concessione del diritto di superficie alla Cooperativa Italiana di Ristorazione nell'area di via Indipendenza
Il dibattito in Consiglio comunale sulla concessione del diritto di superficie alla Cir nell’area di via Indipendenza, dove sorge il Self Service Levante gestito dalla stessa Cir, si è aperto con l’intervento di Sergio Celloni (Udc) secondo cui “quella della Cir è una realtà importante che può venire incontro alle esigenze del quartiere. Però – ha aggiunto – avrei piacere che certe agevolazioni rivolte alle cooperative venissero estese anche ad altre società private o a persone interessate a dare servizi che non trovano adeguata rispondenza sul fronte delle autorizzazioni e di quanto interessa l’attività privata. Ecco perché, pur votando a favore, ho voluto ribadire questo tema”.
Achille Caropreso (Indipendente) ha aggiunto che “di certe situazioni si apprezza il fatto di vedere come le persone che dal 1973 lavorano alla mensa abbiano mantenuta intatta la passione. Alla recente inaugurazione delle nuove cucine ho avuto modo di vedere l’entusiasmo di chi ci lavora. Sono aspetti importanti perché danno l’idea di aver contribuito al raggiungimento di certi obiettivi. Sono elementi che trascendono la politica e coinvolgono la persona in quanto stessa. Condivido anche le perplessità di Celloni e auspico che anche nel campo della ristorazione ci possano essere iniziative a carattere cooperativistico che non siano solo della Lega delle Cooperative. Tutto ciò che va incontro alle persone che lavorano e che hanno diritto ad un pasto senza doversi portare il panino da casa sono iniziative che vanno sostenute”.
Danilo Bassoli (Ds) ha precisato che “la delibera è la prosecuzione di un percorso di alcuni decenni. Oggi troviamo queste mense sociali sul territorio che danno una risposta importante al territorio. La delibera, attraverso l’utilizzo di un patrimonio pubblico, permette un ulteriore sviluppo dell’esperienza sul territorio. Quanto all’esperienza del diritto di superficie – ha aggiunto – in questa città lo strumento per uso sociale e pubblico è stato adottato non solo al mondo della cooperazione, ma anche ad altri soggetti, integrando anche il mondo dei servizi a favore dei cittadini. Rimane inteso che per godere di certi strumenti bisogna rispondere a certi requisiti di qualità, il che conferma la grande importanza di uno strumento come quello adottato in questa occasione”.
Dante Mazzi ha detto di aver “sentito solo degli elogi, ma in sostanza si garantisce una rendita di posizione ad una società. C’è un dibattito acceso sulle liberalizzazioni e sui benefici della concorrenza. Con questa delibera noi concediamo una posizione di privilegio a chi di fatto ha già una posizione di privilegio attraverso l’utilizzo di soldi pubblici e andiamo ad intaccare quella nicchia che potrebbe essere degli operatori delle zone limitrofe. Se noi diamo la possibilità di ampliarsi, dovremo capire che da un verso stiamo dando vantaggi ad una posizione dominante e dall’altra stiamo limitando chi aveva visto la possibilità di inserirsi in un settore, poiché c’è una parte di persone che non riescono ad andare in questa mensa, Quindi è una sorta di concorrenza sleale. Alla Cir hanno la possibilità di un mutuo garantito da una fideiussione garantita dal Comune. E’ tutto lecito, però vorrei vedere se un operatore volesse entrare sul mercato che tipo di sacrifici dovrebbe fare, visto che il mutuo non sarebbe garantito dal Comune. Bisognerebbe poi vedere se il Comune accorda la licenza e tutte le cose che servono per avviare un’attività”. Mazzi si è chiesto “quanto un operatore dovrebbe pagare per una struttura analoga, senza tener conto ad esempio di altri vantaggi. In sostanza si riescono a creare a basso costo tutti gli intrecci pericolosi tra amministrazione e soggetti a loro vicini attraverso i soldi del Comune, con il patrimonio del Comune e quindi dei cittadini. Da un lato parlate di concorrenza, ma in realtà si concentra tutto negli operatori vicini all’amministrazione di questo Comune e questa Regione, che vi danno la possibilità di governare con l’economia questo paese”.
Secondo Sergio Rusticali (Sdi) “non c’è una condizione di privilegio. Quelle mense sono interaziendali, frutto di contrattazione fra parti sociali che coinvolse anche l’amministrazione comunale, uno dei primi esempi di concertazione in cui ognuno ci mise del proprio, dall’amministrazione che mise a disposizione l’area alle associazioni degli imprenditori. All’epoca non ci fu preclusione, solo la Coris – oggi Cir - si disse disponibile al progetto. L’esperienza fu copiata in altre realtà del territorio, sia regionale che nazionale. Quindi quando tentate di dimostrare il teorema del rapporto tra amministrazioni e soggetti cooperativi, sbagliate. Anche a Modena sono diversi i soggetti che fanno la stessa esperienza imprenditoriale. Nessuno li ha mai esclusi. Se gli imprenditori hanno fatto quell’accordo negli anni ’70 e non è mai stato disdetto, vuol dire che anche le associazioni imprenditoriali private la considerano un’esperienza positiva anche per i lavoratori che non hanno la possibilità di una mensa aziendale, in cui trovano una qualità di pasti buoni ad un prezzo accessibile. L’iniziativa privata, quindi, non è mai stata bloccata”.
Andrea Leoni (Forza Italia) ha aggiunto che “appena si toccano certi temi c’è qualcuno che si inalbera, frutto di nervi scoperti. Noi ci siamo limitati a dire che è tutto regolare, ma che – guarda caso – in una città in cui il fenomeno cooperativo ha rilevanza, con la delibera si va ad accrescere una rendita di posizione, tutto qui, una pura constatazione. Detto questo, c’è un dovere morale che è quello di mantenere aperta la concorrenza in questa città in cui c’è una precondizione a non farlo, poiché verso certi soggetti è più facile che ci sia un occhio benevolo da parte dell’amministrazione. Abbiamo detto una cosa che appare in tutta la sua normalità, basta non leggerla con il paraocchi ideologico. Ci meraviglia – ha continuato - che alla presa di posizione di Mazzi si sia dovuta levare la difesa d’ufficio della cooperazione. E’ legittimo dire che è per questo che siamo critici, ma nessuno ha detto che ci sia qualcosa di irregolare, né che sia intenzione nostra di togliere il piatto di minestra ai lavoratori”.
Ercole Toni (Ds) ha detto di non aver alcun nervo scoperto, aggiungendo di “essere stato fruitore di queste mense. Vorrei ricordare che nelle piccole mense se esiste la mensa, nell’80% sono i privati a gestirla, non le cooperative. L’iniziativa privata esiste, come nel caso della Fiat. Ben vengano le mense aperte al pubblico, anche perché io tutti i giorni assisto allo spettacolo di muratori che mangiano sulle panchine. Non dimentichiamoci poi della giungla dei buoni pasto, che non è certo in mano alla Cir. Ieri, ad esempio, ho visto acquistare dei pasticcini con i buoni pasto”
Ivo Esposito (Forza Italia) ha spiegato che “i buoni pasto sono parte integrante delle buste paga ed ognuno è libero di spenderli come gli pare, anche in pasticceria. Quando chiediamo pluralismo, si alza il velo di intoccabilità. E’ stato solo detto che un soggetto maggioritario sul mercato ha degli strumenti che ad altri soggetti non vengono dati. In questo modo si chiude il mercato. Mazzi non ha detto che è giusto vedere i lavoratori mangiare sulle panchine, ma solo di aprire il mercato per far partecipare più concorrenti e far abbassare i costi. Infine, ricordo che in questa sede siamo chiamati a dare dei giudizi, che possono essere anche di carattere politico e non è possibile essere accusati di fare dei teoremi ogni volta che esprimiamo le nostre perplessità”.
In fase di replica Marino ha dichiarato che “sono legittimi i giudizi politici, però vorrei invitarvi in questa e in altre delibere analoghe a non allarmarvi ogni volta che si parla di cooperative. C’è un’azienda che chiede di ampliare gli impianti. E’ uno strumento che viene utilizzato anche per altre realtà, basta scorrere gli atti del Consiglio comunale di questi anni. Di questo parliamo, non di dare un privilegio alle cooperative. Noi siamo disponibili ad affrontare l’argomento anche con i soggetti privati. Quante sono le mense interaziendali che non sono di origine cooperativa? Non ci sono intrecci pericolosi. Le mense interaziendali sono nate anche per volontà politica di chi governava in quegli anni, grazie alle amministrazioni comunali, cresciute grazie a imprenditori che hanno investito negli impianti. Le cooperative con cui si è dialogato erano coop bianche, rosse e verdi. Ancora oggi in queste mense i prezzi vengono concordati con le parti sociali. Chiudo – ha concluso – sottolineando la trasparenza della delibera. Il diritto di superficie è uno strumento utilizzato da tutte le amministrazioni comunali in caso di bisogni sociali, per servizi di interesse collettivo, senza che si faccia della velata ironia, perché non riguarda una certa parte politica, ma tutti i cittadini”.
In fase di dichiarazione di voto Mauro Manfredini (Lega Nord) si è rivolto a Marino dicendo che “mi sembra di capire che non avete problemi se le aziende private vogliono fare la stessa operazione. Io mi ritengo soddisfatto e auspico che ci siano altri tipi di queste richieste, accettate a 360 gradi. Infine, vorrei sapere se si poteva per caso fare un appalto in questo caso”. Sergio Celloni (Udc) si è detto d’accordo con Mazzi, ricordando che “quando Rusticali fa un discorso così romantico di quella che poteva essere l’evoluzione della ristorazione, non credo che ci siano persone che debbano mangiarsi uno sfilatino sulle panchine se non lo vogliono loro stessi. Se oggi uno vuole mangiare può andare nei bar e nei ristoranti, quindi non partiamo dalla storia antica della ristorazione. Oggi ci vuole una pluralità maggiore e io sono d’accordo con Mazzi. Io mi astengo”.
Andrea Galli (An) ha detto di essere “stupito che una volta in più ci venga presentata una delibera che non può trovarci d’accordo. Si fissa un pagamento a 9600 euro l’anno per un immobile del genere. E’ sensato il dato di fondo del valore della mensa per il territorio, ma nella stessa zona c’è una mensa che paga decine di volte le stesse cose. Noi voteremo contro, scandalizzati contro un sistema che distingue tra amici e chi non è amico. E’ una delle tante sfacciate amicizie che vengono in questo modo ripagate”.
Michele Andreana (Ds) ha ricordato “la campagna di stampa tesa ad affermare il teorema che questa realtà territoriale si sviluppa solo per l’impresa cooperativa e non per l’impresa privata. Questo vuol dire falsare la realtà. Da alcune settimane si tende ad affermare questo teorema ogni volta che si sfiora un atto amministrativo. Sono stupito perché una delibera così di solito sarebbe passata e riguarda solo l’ampliamento di un’attività privata. Noi abbiamo valutato il progetto di ampliamento in sede di consiglio, lungi da noi contrapporre le cooperative alle imprese private. Io ho preferenza per le imprese sociali, le considero importanti, ma poi devono stare sul mercato. La delibera, quindi, va incontro ad un’esigenza reale di un’azienda che dà servizi importanti ai cittadini”.
Dante Mazzi (Ds) ha aggiunto che “Marino ha parlato di un servizio di interesse collettivo, ma in primis si tocca il patrimonio del Comune, che è di tutti i cittadini, per cui si deve ottenere il massimo risultato. Non so se questo sia il miglior rendimento per il patrimonio pubblico. Un affare lo fa la Cir, che è privato, ancorché coop. E si danno vantaggi oggettivi. Nessun teorema. Il teorema, più che dimostralo noi, lo applicate voi nelle delibere. Pochi mesi fa in provincia è stato proposto il piano provinciale del commercio, recependo una raccomandazione della Regione che segnala che nella nostra provincia ci sono troppi centri commerciali. Noi lo diciamo dal ‘94 e ora anche voi dite che non si devono più fare altri centri commerciali, oggi che avete fatto tutto gli altri non possono più farlo. Si è ingrandito chi ha assunto posizioni dominanti e adesso è tranquillo. Quindi in nome della concorrenza queste sono condizioni troppo vantaggiose a favore di un unico soggetto, con buona pace del decreto Bersani. Queste sono le vostre contraddizioni”.
Achille Caropreso (Indipendente) ha aggiunto che “di certe situazioni si apprezza il fatto di vedere come le persone che dal 1973 lavorano alla mensa abbiano mantenuta intatta la passione. Alla recente inaugurazione delle nuove cucine ho avuto modo di vedere l’entusiasmo di chi ci lavora. Sono aspetti importanti perché danno l’idea di aver contribuito al raggiungimento di certi obiettivi. Sono elementi che trascendono la politica e coinvolgono la persona in quanto stessa. Condivido anche le perplessità di Celloni e auspico che anche nel campo della ristorazione ci possano essere iniziative a carattere cooperativistico che non siano solo della Lega delle Cooperative. Tutto ciò che va incontro alle persone che lavorano e che hanno diritto ad un pasto senza doversi portare il panino da casa sono iniziative che vanno sostenute”.
Danilo Bassoli (Ds) ha precisato che “la delibera è la prosecuzione di un percorso di alcuni decenni. Oggi troviamo queste mense sociali sul territorio che danno una risposta importante al territorio. La delibera, attraverso l’utilizzo di un patrimonio pubblico, permette un ulteriore sviluppo dell’esperienza sul territorio. Quanto all’esperienza del diritto di superficie – ha aggiunto – in questa città lo strumento per uso sociale e pubblico è stato adottato non solo al mondo della cooperazione, ma anche ad altri soggetti, integrando anche il mondo dei servizi a favore dei cittadini. Rimane inteso che per godere di certi strumenti bisogna rispondere a certi requisiti di qualità, il che conferma la grande importanza di uno strumento come quello adottato in questa occasione”.
Dante Mazzi ha detto di aver “sentito solo degli elogi, ma in sostanza si garantisce una rendita di posizione ad una società. C’è un dibattito acceso sulle liberalizzazioni e sui benefici della concorrenza. Con questa delibera noi concediamo una posizione di privilegio a chi di fatto ha già una posizione di privilegio attraverso l’utilizzo di soldi pubblici e andiamo ad intaccare quella nicchia che potrebbe essere degli operatori delle zone limitrofe. Se noi diamo la possibilità di ampliarsi, dovremo capire che da un verso stiamo dando vantaggi ad una posizione dominante e dall’altra stiamo limitando chi aveva visto la possibilità di inserirsi in un settore, poiché c’è una parte di persone che non riescono ad andare in questa mensa, Quindi è una sorta di concorrenza sleale. Alla Cir hanno la possibilità di un mutuo garantito da una fideiussione garantita dal Comune. E’ tutto lecito, però vorrei vedere se un operatore volesse entrare sul mercato che tipo di sacrifici dovrebbe fare, visto che il mutuo non sarebbe garantito dal Comune. Bisognerebbe poi vedere se il Comune accorda la licenza e tutte le cose che servono per avviare un’attività”. Mazzi si è chiesto “quanto un operatore dovrebbe pagare per una struttura analoga, senza tener conto ad esempio di altri vantaggi. In sostanza si riescono a creare a basso costo tutti gli intrecci pericolosi tra amministrazione e soggetti a loro vicini attraverso i soldi del Comune, con il patrimonio del Comune e quindi dei cittadini. Da un lato parlate di concorrenza, ma in realtà si concentra tutto negli operatori vicini all’amministrazione di questo Comune e questa Regione, che vi danno la possibilità di governare con l’economia questo paese”.
Secondo Sergio Rusticali (Sdi) “non c’è una condizione di privilegio. Quelle mense sono interaziendali, frutto di contrattazione fra parti sociali che coinvolse anche l’amministrazione comunale, uno dei primi esempi di concertazione in cui ognuno ci mise del proprio, dall’amministrazione che mise a disposizione l’area alle associazioni degli imprenditori. All’epoca non ci fu preclusione, solo la Coris – oggi Cir - si disse disponibile al progetto. L’esperienza fu copiata in altre realtà del territorio, sia regionale che nazionale. Quindi quando tentate di dimostrare il teorema del rapporto tra amministrazioni e soggetti cooperativi, sbagliate. Anche a Modena sono diversi i soggetti che fanno la stessa esperienza imprenditoriale. Nessuno li ha mai esclusi. Se gli imprenditori hanno fatto quell’accordo negli anni ’70 e non è mai stato disdetto, vuol dire che anche le associazioni imprenditoriali private la considerano un’esperienza positiva anche per i lavoratori che non hanno la possibilità di una mensa aziendale, in cui trovano una qualità di pasti buoni ad un prezzo accessibile. L’iniziativa privata, quindi, non è mai stata bloccata”.
Andrea Leoni (Forza Italia) ha aggiunto che “appena si toccano certi temi c’è qualcuno che si inalbera, frutto di nervi scoperti. Noi ci siamo limitati a dire che è tutto regolare, ma che – guarda caso – in una città in cui il fenomeno cooperativo ha rilevanza, con la delibera si va ad accrescere una rendita di posizione, tutto qui, una pura constatazione. Detto questo, c’è un dovere morale che è quello di mantenere aperta la concorrenza in questa città in cui c’è una precondizione a non farlo, poiché verso certi soggetti è più facile che ci sia un occhio benevolo da parte dell’amministrazione. Abbiamo detto una cosa che appare in tutta la sua normalità, basta non leggerla con il paraocchi ideologico. Ci meraviglia – ha continuato - che alla presa di posizione di Mazzi si sia dovuta levare la difesa d’ufficio della cooperazione. E’ legittimo dire che è per questo che siamo critici, ma nessuno ha detto che ci sia qualcosa di irregolare, né che sia intenzione nostra di togliere il piatto di minestra ai lavoratori”.
Ercole Toni (Ds) ha detto di non aver alcun nervo scoperto, aggiungendo di “essere stato fruitore di queste mense. Vorrei ricordare che nelle piccole mense se esiste la mensa, nell’80% sono i privati a gestirla, non le cooperative. L’iniziativa privata esiste, come nel caso della Fiat. Ben vengano le mense aperte al pubblico, anche perché io tutti i giorni assisto allo spettacolo di muratori che mangiano sulle panchine. Non dimentichiamoci poi della giungla dei buoni pasto, che non è certo in mano alla Cir. Ieri, ad esempio, ho visto acquistare dei pasticcini con i buoni pasto”
Ivo Esposito (Forza Italia) ha spiegato che “i buoni pasto sono parte integrante delle buste paga ed ognuno è libero di spenderli come gli pare, anche in pasticceria. Quando chiediamo pluralismo, si alza il velo di intoccabilità. E’ stato solo detto che un soggetto maggioritario sul mercato ha degli strumenti che ad altri soggetti non vengono dati. In questo modo si chiude il mercato. Mazzi non ha detto che è giusto vedere i lavoratori mangiare sulle panchine, ma solo di aprire il mercato per far partecipare più concorrenti e far abbassare i costi. Infine, ricordo che in questa sede siamo chiamati a dare dei giudizi, che possono essere anche di carattere politico e non è possibile essere accusati di fare dei teoremi ogni volta che esprimiamo le nostre perplessità”.
In fase di replica Marino ha dichiarato che “sono legittimi i giudizi politici, però vorrei invitarvi in questa e in altre delibere analoghe a non allarmarvi ogni volta che si parla di cooperative. C’è un’azienda che chiede di ampliare gli impianti. E’ uno strumento che viene utilizzato anche per altre realtà, basta scorrere gli atti del Consiglio comunale di questi anni. Di questo parliamo, non di dare un privilegio alle cooperative. Noi siamo disponibili ad affrontare l’argomento anche con i soggetti privati. Quante sono le mense interaziendali che non sono di origine cooperativa? Non ci sono intrecci pericolosi. Le mense interaziendali sono nate anche per volontà politica di chi governava in quegli anni, grazie alle amministrazioni comunali, cresciute grazie a imprenditori che hanno investito negli impianti. Le cooperative con cui si è dialogato erano coop bianche, rosse e verdi. Ancora oggi in queste mense i prezzi vengono concordati con le parti sociali. Chiudo – ha concluso – sottolineando la trasparenza della delibera. Il diritto di superficie è uno strumento utilizzato da tutte le amministrazioni comunali in caso di bisogni sociali, per servizi di interesse collettivo, senza che si faccia della velata ironia, perché non riguarda una certa parte politica, ma tutti i cittadini”.
In fase di dichiarazione di voto Mauro Manfredini (Lega Nord) si è rivolto a Marino dicendo che “mi sembra di capire che non avete problemi se le aziende private vogliono fare la stessa operazione. Io mi ritengo soddisfatto e auspico che ci siano altri tipi di queste richieste, accettate a 360 gradi. Infine, vorrei sapere se si poteva per caso fare un appalto in questo caso”. Sergio Celloni (Udc) si è detto d’accordo con Mazzi, ricordando che “quando Rusticali fa un discorso così romantico di quella che poteva essere l’evoluzione della ristorazione, non credo che ci siano persone che debbano mangiarsi uno sfilatino sulle panchine se non lo vogliono loro stessi. Se oggi uno vuole mangiare può andare nei bar e nei ristoranti, quindi non partiamo dalla storia antica della ristorazione. Oggi ci vuole una pluralità maggiore e io sono d’accordo con Mazzi. Io mi astengo”.
Andrea Galli (An) ha detto di essere “stupito che una volta in più ci venga presentata una delibera che non può trovarci d’accordo. Si fissa un pagamento a 9600 euro l’anno per un immobile del genere. E’ sensato il dato di fondo del valore della mensa per il territorio, ma nella stessa zona c’è una mensa che paga decine di volte le stesse cose. Noi voteremo contro, scandalizzati contro un sistema che distingue tra amici e chi non è amico. E’ una delle tante sfacciate amicizie che vengono in questo modo ripagate”.
Michele Andreana (Ds) ha ricordato “la campagna di stampa tesa ad affermare il teorema che questa realtà territoriale si sviluppa solo per l’impresa cooperativa e non per l’impresa privata. Questo vuol dire falsare la realtà. Da alcune settimane si tende ad affermare questo teorema ogni volta che si sfiora un atto amministrativo. Sono stupito perché una delibera così di solito sarebbe passata e riguarda solo l’ampliamento di un’attività privata. Noi abbiamo valutato il progetto di ampliamento in sede di consiglio, lungi da noi contrapporre le cooperative alle imprese private. Io ho preferenza per le imprese sociali, le considero importanti, ma poi devono stare sul mercato. La delibera, quindi, va incontro ad un’esigenza reale di un’azienda che dà servizi importanti ai cittadini”.
Dante Mazzi (Ds) ha aggiunto che “Marino ha parlato di un servizio di interesse collettivo, ma in primis si tocca il patrimonio del Comune, che è di tutti i cittadini, per cui si deve ottenere il massimo risultato. Non so se questo sia il miglior rendimento per il patrimonio pubblico. Un affare lo fa la Cir, che è privato, ancorché coop. E si danno vantaggi oggettivi. Nessun teorema. Il teorema, più che dimostralo noi, lo applicate voi nelle delibere. Pochi mesi fa in provincia è stato proposto il piano provinciale del commercio, recependo una raccomandazione della Regione che segnala che nella nostra provincia ci sono troppi centri commerciali. Noi lo diciamo dal ‘94 e ora anche voi dite che non si devono più fare altri centri commerciali, oggi che avete fatto tutto gli altri non possono più farlo. Si è ingrandito chi ha assunto posizioni dominanti e adesso è tranquillo. Quindi in nome della concorrenza queste sono condizioni troppo vantaggiose a favore di un unico soggetto, con buona pace del decreto Bersani. Queste sono le vostre contraddizioni”.
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