Maggioranza favorevole anche a soluzioni locali attraverso modifiche statutarie. Opposizione compatta nell'agganciare il diritto di voto al tema della cittadinanza
L'Ordine del Giorno relativo alla concessione del voto amministrativo agli immigrati è stato oggetto di un lungo dibattito, nel corso del quale hanno preso la parola 18 consiglieri, 3 assessori e il sindaco. Due le posizioni in campo. Da un lato la maggioranza, firmataria dell'Ordine del Giorno, che per garantire il voto agli immigrati punta su due direttrici. La prima, sottolineata da un emendamento incluso nel documento durante al seduta di ieri, è la convocazione della Commissione consigliare Affari Istituzionali a cui dare mandato per modificare lo Statuto e i Regolamenti comunali per attuare il diritto di voto amministrativo attivo e passivo dei cittadini stranieri extracomunitari residenti. La seconda, invece, è l'invito al Parlamento a modificare la legislazione nazionale, a cui si aggiunge la segnalazione di quello che viene definito 'l'attuale contrasto di decisioni del Consiglio di Stato' relative alle competenze degli enti locali sul tema in oggetto. Sull'altro fronte l'opposizione, compatta nel ribadire che il voto agli immigrati deve necessariamente passare attraverso il rispetto della Costituzione, in cui si ribadisce che il voto è un diritto esclusivo di chi è in possesso di cittadinanza italiana. Per questo motivo, quindi, 'non sono possibili scorciatoie'. Nel corso della presentazione dell'ordine del Giorno, e anche in fase di replica dopo la presentazione dell'emendamento, Michele Andreana (Ds) ha sottolineato la 'forte adesione' a tutti i principi contenuti nel documento, ricordando all'opposizione che 'l'emendamento dimostra in tutta evidenza la volontà del Comune di Modena di utilizzare anche le potenzialità locali per favorire il voto agli immigrati'. Mauro Manfredini (Lega Nord) ha dichiarato che 'il voto agli extracomunitari lo consideriamo un punto di partenza, non d'arrivo. I passaggi per assicurare il voto sono però dettati dalle leggi italiane, che prevedono un iter preciso, basato sul concetto di cittadinanza che può essere acquisito dopo un certo tempo, senza essersi macchiato di crimini. Non trovo quindi sensato che si possa agire diversamente. Non voterò mai un documento in cui si sollecita il Governo a cambiare le leggi. La legge Bossi Fini è chiara: il riconoscimento è consentito solo a chi ha reddito per mantenere la famiglia, cioè a chi ha la certezza del lavoro. E' un crimine fare credere a queste persone che ci sia posto per tutti. Se il centrosinistra vuole farlo, prima deve vincere le elezioni politiche, ma finché la Lega sarà al governo, la legge non sarà cambiata'. E' quindi intervenuta l'assessore alle Circoscrizioni , Simona Arletti, che ha ricordato le numerose esperienze all'estero in cui è concesso il voto agli immigrati oltre che le numerose normative comunitarie relative al tema: 'Noi siamo in una condizione di arretratezza rispetto ad altri paesi. Dobbiamo assicurare le migliori condizioni di vita agli immigrati, perché è fenomeno strutturale di fronte al quale i nostri servizi devono attrezzarsi, favorendo politiche di inclusione e senso di appartenenza, Quale strumento migliore del diritto di voto' Non è una concessione agli immigrati, ma un regalo che facciamo a noi stessi, è un investimento sulla città coesa, di partecipazione attiva e delle conseguenti responsabilità. Se il Parlamento e il Governo non dovessero muoversi in questa direzione, il Comune può comunque attivarsi per permettere agli stranieri che vivono e operano nella nostra realtà di potersi esprimere almeno nelle Circoscrizioni'. Andrea Leoni (Fi), in riferimento alla novità contenuta nell'Ordine del Giorno (che sostituiva una versione precedente in cui si profilava una modifica dello Statuto comunale per favorire il voto agli immigrati ) ha dichiarato che 'è evidente che siamo di fronte ad una retromarcia di cui noi non possiamo che essere felici, perché si rientra in un alveo di normalità istituzionale. Il tema del voto ai cittadini extracomunitari non può vedere differenziazioni tra voto alle comunali, provinciali, regionali e nazionali. Non ci sono cittadini atti al voto per determinate votazioni e non altre. Lo status è quello di poter votare o non poterlo fare. Nella costituzione si ribadisce che si ha diritto di voto se si è cittadini italiani, perciò il tema è strettamente correlato alla cittadinanza. Ogni altra considerazione è una scappatoia che non risponde alla legge. E' necessario non abbandonarci a sterilili contrapposizioni, che anche in questo Ordine del Giorno sono presenti. Questo rimane un Ordine del Giorno che non centra il problema, che è invece tutto legato al tema della cittadinanza. L'integrazione non la si realizza esclusivamente con il diritto di voto alle amministrative. La cittadinanza è un lungo e ponderato processo, non per niente l'attuale legge dice che si può chiedere dopo 10 anni di permanenza sul territorio. Va legata anche alla condivisione dei valori istituzionali. Sottolineo anche che in base a questo Ordine del Giorno a Torino avrebbe potuto votare anche quell'Imam poi espulso per favoreggiamento al terrorismo'. Leoni è intervenuto anche in fase di dichiarazione di voto, dopo la presentazione dell'emendamento della maggioranza, dichiarando che si è di fronte a un 'comportamento politicamente schizofrenico. Prima c'era un Ordine del Giorno, poi una retromarcia, e adesso con l'emendamento c'è una retromarcia della retromarcia. E' il comportamento di una maggioranza con poca chiarezza su ciò che si vuole fare'. Sergio Celloni (Udc) ha invece precisato che il suo voto contrario non è motivato dal fatto di avere 'preclusioni ad inserire extracomunitari nel nostro mondo, ma questa fase deve avere un giusto periodo di introduzione. E' fondamentale che il diritto di cittadinanza si debba guadagnare. Gli extracomunitari hanno ruoli sempre più importanti per nostra manodopera, ma non vorrei che questa situazione venga strumentalizzata all'estremo per un discorso di comodo. Modena è una delle città in cui c'è la Consulta degli Immigrati, è già una forma per cercare l'integrazione dei cittadini che saranno nostri futuri cittadini. Non condivido la politica che non è rispettosa dei desideri e degli interessi della città. Io non sono razzista, però sono contrario all'Ordine del Giorno. Quelle degli extracomunitari devono essere realtà condivise, ma non si può dire che sono stranieri con tutti i diritti. I diritti devono essere acquisiti'. E' quindi intervenuto Michele Barcaiuolo (An) ricordando che la proposta di diritto di voto agli extracomunitari da parte di Gianfranco Fini ha fatto scalpore, però trova ragioni nella radice della destra italiana. E' una destra che non è liberista, né conservatrice, è per la modernità, per la difesa dei valori, fortemente sociale'. Barcaiuolo, che successivamente ha sottolineato che la proposta di Fini 'è stata una provocazione', ha poi aggiunto che 'ritenere che l'identità non sia una semplice eredità biologica è positivo, però noi facciamo un passo in più: vogliamo una forte adesione ad un progetto, al progetto Italia, cioè un vero coinvolgimento. Si deve superare il modello confindustriale per cui gli extracomunitari sono solo forza lavoro. Questo urta contro il messaggio di solidarietà e giustizia. L'Ordine del Giorno però non ha fondamento, perché l'articolo 48 della Costituzione parla in maniera chiara. E' altrettanto vero, però, che ci abbiamo messo 60 anni a regalare il diritto di voto a italiani all'estero, perciò tutta la foga di dare il voto agli immigrati deve essere anche comparata a chi da tempo aspettava di esercitare il proprio diritto. Sarei per coinvolgere gli immigrati in un percorso più facile, vorrei che questi extracomunitari sentissero la voglia di questa adesione anche perché quando questi diritti non sono richiesti o non voluti, non va bene. E' folle, infine, il discorso della diversificazione delle votazioni E' solo un lancio in avanti per cambiare il modo in cui gli extracomunitari devono ottenere la cittadinanza. Gli immigrati vanno coinvolti, si deve seguire un'altra strada e sono loro a doverlo reclamare'. Maurizio Dori (Ds) si è invece soffermato a sottolineare le numerose diversità tra la legge Bossi-Fini e la Turco-Napolitano, evidenziando gli elementi che contribuirebbero a rendere molto più complicata la permanenza e la successiva richiesta di cittadinanza da parte degli immigrati. E' stato quindi il turno di Gualtiero Monticelli, assessore alla Polizia Municipale, che ha ricordato il fatto che 'in dieci anni il numero degli stranieri raddoppierà. E' una comunità in cui vivono persone con diritti e condizioni diverse, con difficoltà economiche che creano disuguaglianze pesanti e tutti staremo peggio. Poniamoci il problema di come contrastare questo fenomeno. L'immigrato di oggi è discriminato nei fatti perché ha meno diritti, perché non ha diritti di voto e non può concorrere a regolare la vita comune. C'è il tema evidente dell'integrazione, che non deve essere utilizzato strumentalmente. Cito una storia personale. Io, emigrante e figlio di emigranti, da giovane mi trovai una maestra elementare in Lombardia che inneggiava alla Lega Lombarda e diceva che i veneti erano i terroni del nord, che gli emiliani erano morti di fame e rivendicava l'identità lombarda. Io mi sentivo diverso e discriminato. Le differenze colpiscono tutti. Una comunità che non si pone problema dell'integrazione, che è il fine attraverso il mezzo del voto, è una comunità che evolverà male'. Anche Baldo Flori (Modena a Colori) ha annunciato sin da subito il voto contrario all'Ordine del Giorno, apprezzando però 'il modo in cui Andreana lo ha presentato. Si invita a una riflessione pacata più che a una contrapposizione. Bisogna però sfuggire al rischio di dare le carte preventivamente, dando cioè patenti di democrazia o meno. Abbiamo apprezzato il nuovo testo dell'Ordine del Giorno che è una marcia indietro rispetto al precedente. E' un tentativo di evitare il braccio di ferro sul parere del Consiglio di Stato. L'Ordine del Giorno esprime una posizione matura sul dibattito sulla legalità che si è aperto nel paese, del rispetto delle regole. Non dividiamoci tra una parte che è legata a fatti giuridici e altre di tipo politico. La Costituzione c'è, però credo che si posa agire per modificarla. Invece è sul piano politico, nel merito delle ragioni che portano ad una tesi più che ad un'altra, che mi sento di dover dire alcune cose. Non è vero che se ci sono doveri della cittadinanza, questo comporti automaticamente anche dei diritti. Non trovo forte nemmeno il riferimento alle scelte di altri paesi europei, sono paesi attraversati da correnti immigratorie di altro tipo e molto più pesanti dell'Italia. Non credo che ci possa essere identità tra inclusione e diritto di cittadinanza. Le vicende di Olanda e Francia dimostrano che la strada dell'integrazione è difficile e non ci sono scorciatoie, che sono pericolose se non passano attraverso la maturazione. Non sono neanche d'accordo sul fatto che a Modena e in Italia sia matura la condivisione del conferimento della cittadinanza e del diritto di voto. L'impressione è che il problema deve maturare, però la strada maestra è lo strumento giuridico di cittadinanza italiana. Se si pensa che sia troppo lungo, modifichiamolo. Però altre strade non le vedo'. Andrea Galli (An) ha sottolineato che 'l'impostazione dell'Ordine del Giorno ci trova d'accordo sull'impianto e sulle considerazioni, ma non sul mezzo espresso alla fine, cioè l'invito al Governo a modificare la legge. Non possiamo essere d'accordo perché manca un impianto generale in cui introdurre questo voto. 'Civis romanum sum' ' dicevano i romani. Significa riconoscersi in un impianto nazionale. Noi siamo una delle poche forze politiche capaci di proporre disegni universali. Questo testo però è limitato, ricalca una delibera del Comune di Firenze e sostituisce un documento dello scorso febbraio, in cui ci veniva proposta una revisione dello statuto. Questo è una pallida ombra di quello che si voleva proporre. Questa è solo una dichiarazione di intenti. Il disegno di legge costituzionale forse è più difficile, ma è in grado di dare risultati. Noi proponiamo la revisione dell'articolo 48 con un solo articolo che racchiude un mondo di condivisione e capire in quale comunità si vuole cominciare a risiedere. I passaggi sono semplici: risiedere da sei anni, avere un reddito sufficiente per sé e famiglia, non essere stati rinviati a giudizio per reati che comportino l'arresto. Questo è un progetto politico di cui si può discutere. Non siamo più nell'Italia delle Signorie. Il percorso deve essere quello del cambiamento costituzionale. La scorciatoia non è spiegabile, né agli italiani né a chi ne viene a fare parte'. Fausto Cigni (Ds) si è chiesto: 'Perché gli immigrati sono arrivati a Modena' Perché c'è il mare' Per evitare una questione ideologica, si deve partire da ciò che abbiamo vissuto. Si rischia di mescolare il tema dell'immigrazione con quello della legalità. Bisogna invece porre il tema della legalità legata alla solidarietà e in questo sono d'accordo con Flori. Nel '90 quando era in giunta, ricordo una vertenza sindacale con la firma del Comune di Modena, con cui si chiedevano soldi a imprenditori e Comune per fare i centri di accoglienza. In quel momento c'era La Malfa che faceva la battaglia contro la legge Martelli. Ballestrazzi, per modo il modo in cui a Modena si affrontava il tema, usò modi positivi per dire che l'approccio modenese era concertativo e pragmatico. Se allora avevamo 1889 immigrati e oggi 60mila, il punto è: a questi 60mila chiediamo di versare 50 euro per il rinnovo di permesso di soggiorno o cerchiamo di fare dei passi avanti' Gli immigrati garantiscono anche milioni di euro di contributi versati nella casse dell'Inps. La Turco 'Napolitano diceva che dopo 5 anni di contribuiti un immigrato poteva tornare a casa e prendersi i soldi versati, fatto però annullato dalla Bossi-Fini. Se si parte da questi elementi ritengo che oggi il termine è quello del dialogo e del confronto con persone in carne e ossa, quindi far convergere legalità e patto di diritti e doveri tra immigrati e italiani. In questo contesto il voto amministrativo ci va con le sue gambe. Se il Governo non lo fa, il centrosinistra deve porre delle questioni. Serve una svolta nelle politiche di immigrazione. Ci vuole impegno per una politica europea di integrazione, anche con una ferma battaglia contro la clandestinità. Quanto al fatto che Fini faccia questa proposta e che un anno e mezzo dopo sia ancora nel cassetto, questa cosa mi preoccupa'. Enrico Artioli (La Margherita) ha dichiarato che 'sarebbe bene che gli immigrati non ci fossero, nel senso che nessuno dovrebbe essere costretto a lasciare la propria terra per guerre, carestie e regimi totalitari. Nella classifica dei paesi che aiutano i paesi non sviluppati l'Italia è al penultimo posto. E' quindi opportuno che nel nostro bilancio si valuti questo impegno. Il tema determina il futuro della società. Bisogna prendere atto che la società è multiculturale e impostare gli elementi per realizzare concretamente un modello realistico e sostenibile di convivenza. Come si sviluppa' Non ho ricette, però il diritto di voto va in questa direzione, perciò è una cosa positiva parlare di cittadinanza civile come una sorta di primo passo verso la cittadinanza piena. La cosiddetta retromarcia rispetto al primo Ordine del Giorno è solo legata al rispetto istituzionale di un pronunciamento del Consiglio di Stato e anche per evitare strumentalizzazioni alle persone, per non promettere cioè cose che non si possono mantenere. Rimane l'obiettivo politico. Condivido il percorso di integrazione e convivenza, che va oltre la tolleranza. Rifiuto il modello confindustriale che equipara gli immigrati alla forza lavoro. Convivere con culture diverse arricchisce anche noi. Agli extracomunitari chiedo la definizione di un progetto per il futuro perché noi da soli non siamo in grado di sostenerlo, quindi anche un impegno forte a collaborare per il futuro della società'. Isabella Massamba n'Siala (Ds) ha ricordato che 'l'immigrazione in Europa non è una novità e che, nelle nazioni in cui c'è, ci sono politiche che hanno determinato situazioni di maggiore o minore integrazione. In alcuni casi c'è il diritto di voto. Le situazioni di Francia e Inghilterra fanno vedere che i loro modelli non servono a rendere più sicura la società. Perché l'Italia non segue invece le politiche dei paesi in cui le cose funzionano' Vorrei anche ricordare che l'immigrato è anche donna. Grazie alla rivoluzione del mercato del lavoro, tutto è orientato verso i servizi, ed è un mercato che richiama donne per servizi di assistenza domiciliare e altre mansione. Segnalo anche la piaga della prostituzione. Molti extracomunitari si trovano relativamente a proprio agio, a patto che ci sia sicurezza, lavoro, istruzione e non discriminazione. Nella maggior parte dei casi i problemi nascono quando ci sono problemi nel settore pubblico. Per un buon funzionamento sono necessari apertura culturale, rispetto e pari opportunità di partecipazione. Se ci sono pratiche che tradiscono l'eguaglianza tra i sessi, non funziona. E' infine importante che i diritti di cittadinanza siano legati all'effettiva partecipazione alla vita cittadina'. Ihebom Chijioke Reginald, rappresentante della Consulta degli Stranieri, ha dichiarato che 'vivo sulla mia pelle il significato di mancanza di diritto di voto. Non è divertente. Certi interventi sentiti in quest'aula mi hanno colpito al cuore. Ho sentito alcuni che fanno confusione tra cittadinanza e nazionalismo. L'essere umano è legato da un comune destino. Negarlo significa continuare rendere difficile la convivenza. La legge, che nega diritto di voto, ci rende perplessi e mette a dura prova la filosofia del diritto del cammino politico del voto. Il cambiamento ci impegna a fare una rivalutazione della legge che impedisce la piena realizzazione della libertà di espressione, Chi non può esprimersi con il voto esiste, ma non vive. Parliamo di diritti e doveri. Tra i diritti fondamentali vanno riconosciuti quelli alla base della vita, come la sanità e l'alloggio, rispetto ai quali si dovrebbe avere voce a livello decisionale. Non si può negare questo diritto solo perché una persona passa da un confine all'altro. Nel contesto del diritto internazionale si sottolinea l'importanza di garantire gli interessi dell'individuo. La tragedia rimane nell'ambito del diritto costituzionale di ogni singolo paese, lo strumento che definisce e protegge un cittadino, Lo Stato sceglie liberamente cosa fare, e spesso lo fa con molta libertà. Che gli stranieri siano una forza lavorativa non è in discussione, ma è giusto anche che vogliano partecipare alla vita locale. E' giusto e dignitoso. I dati parlano di una percentuale del 9% di elettori mancati nel 2005 nel voto amministrativo. Nel 2008 saranno 1 milione e mezzo. E' giusto utilizzare la barriera della piena cittadinanza per escludere questa cittadinanza italiana alla partecipazione attiva e passiva politica del paese' Chi ha paura di un cambiamento' Dobbiamo solo chiederci: com'è che altri paesi concedono il voto' L'Italia ha paura' Grazie a chi mantiene il valore delle persone ovunque si trovino'. Giancarlo Montorsi (Prc) ha detto di condividere il fatto che 'il voto non è un elemento di cittadinanza nel senso pieno del termine, perché altre componenti ne fanno parte. Non vedo perché negarli. Io preferisco cominciare dal voto, che è uno degli elementi più importanti. Che democrazia vogliamo' Io voglio una società con persone che si sanno confrontare e persone che sanno gestire difficoltà che sorgono da altre difficoltà. Si è detto che il voto di cittadinanza deve essere vincolato alla condivisione di valori, ma questo mi preoccupa. Nella differenza di valori si può convivere. Come dare un segno a chi contribuisce ala crescita della nostra comunità' Il tema è quello del voto al cittadino' Va bene, però deve essere chiaro che oggi in Europa è la parola cittadino ad essere messa in discussione. Nel 2004 il parlamento europeo ha introdotto il concetto di 'cittadinanza civile'. Non è un caso che in molti paesi europei ci sia il voto amministrativo. An non condivide l'appello al governo, però noi chiediamo un atto politico. Il quadro di norme dell'accoglienza è il quadro stesso che ci rappresenta come società. Casa, precarietà ecc. Credete che la situazione degli immigrati sia molto diversa rispetto a noi' Loro sono solo in posizione maggiormente ricattabile. L'Ordine del Giorno è un tassello del percorso che arriva al voto amministrativo per gli stranieri. Quel giorno dovremmo contribuire tutti. Le cose possono cambiare anche in meglio. Nessuna forzatura, né retromarcia, quindi. L'Ordine del Giorno chiede di cambiare il rapporto con cittadini che condividono con noi il peso della società'. Antonio Maienza (Udeur) ha invece sottolineato che ci sono 'paesi che stanno anche pensando a restrizioni agli immigrati. In Italia, dopo l'affluenza alle primarie dell'Unione di 46mila stranieri che hanno votato, cresce la sensibilità. L'articolo 48 della Costituzione regola il diritto di voto. Il diritto di cittadinanza poggia su principi solidi. La legge Bossi-Fini che estende a 10 anni il periodo per cittadinanza è avara in materia di naturalizzazione. Nel 2004 solo 10mila stranieri sono diventati italiani, contro i 100mila della Francia. Dobbiamo adeguarci al livello europeo. La cittadinanza, però, non è un passaporto acquisito, ma la condivisione di valori fondanti del comune sentire della nostra identità nazionale. Auspico un diritto di voto pieno e non una palestra progressiva di democrazia come nel caso si volesse cominciare dai consigli circoscrizionali. O esiste il diritto di voto o non c'è, non c'è via di mezzo. L'Ordine del Giorno è una sorta di scorciatoia all'insegna del buonismo, ma è intriso di desiderio di integrare tante ottime persone che conosciamo. Il problema è però più complesso, che è quello di mettere insieme solidarietà, integrazione e accoglienza'. Achille Caropreso (Fi) ha quindi ricordato 'ciò che sta succedendo in Francia. Il fenomeno si estenderà in tanti paesi europei. Non so se il diritto al voto avrebbe potuto evitare i moti di piazza - moti violenti - o se chi scende in piazza non lo avrebbero fatto se, al contrario, avessero avuto il voto. Però non si può sottovalutare, è serio, ed è sempre in Francia che scoppia la scintilla che può cambiare il corso della nostra storia. Bisogna valutare il fenomeno cominciando a pensare che lo straniero è una risorsa, risorsa sociale e culturale. Ricordo però che cultura sono le nostre tradizioni, anche economiche, come l'industria tessile o alimentare. Guardiamoci intorno: sono gli stranieri che contribuiscono a mantenerla alta. Nei caseifici chi lavora sono gli stranieri, anche nelle campagne del mantovano le aziende agricole sono rette da indiani o pakistani, perché oggi nessuno vuole più fare questi lavori. Loro fanno lavori che noi non vogliamo più fare. Teniamone conto, altrimenti c'è una visione distorta. E' quindi un problema di metodo. Gli stranieri hanno certamente diritto al voto, ma va impostato il metodo. Il presupposto è quello della cittadinanza, ma le scorciatoie sono pericolose'. Rosa Maria Fino (Società Civile) ha invitato a 'non nasconderci che gli stranieri contribuiscono alla vita sociale ed economica del territorio. Sarebbe miope non vederli come contributo di cultura e forza lavoro. Non possiamo fare riferimento solo alla cronaca come fonte di informazione su ciò che fanno. Uno strumento già operativo è la Consulta, ma un altro dovrebbe essere il diritto di voto che è lo strumento che più di tutti punta ad una città aperta. Puntiamo quindi ad una partecipazione attiva a 360 gradi che deve includere diritto di elettorato attivo e passivo. Così si aumenta il senso di appartenenza alla comunità e alla residenza. Noi, come Cantiere, siamo orgogliosi di avere iniziato un percorso inserendo tra gli scrutatori alle primarie uno straniero. Le esperienze di voto agli immigrati in Europa sono numerose e Modena non può rimanere fanalino di coda'. Nel corso del dibattito è intervenuta anche Atika Choukri, rappresentante della Consulta degli stranieri, ricordando che 'entro il 18 dicembre la campagna europea raccoglierà un milione di firme' sul tema dell'immigrazione e ha anche citato i passaggi fondamentali dell'Articolo 3 della Costituzione italiana dove si dice che 'è compito della Repubblica rimuovere ostacoli di ordine economico e sociali che limitano l'eguaglianza dei cittadini'. Se la Costituzione è un documento riconosciuto da tutti, deduco che si parla di cittadini, di persone, di lavoratori, perciò ritengo che l'immigrato sia un cittadino. Quindi, nel momento in cui l'immigrato accetta di contribuire in maniera crescente al benessere generale con il proprio reddito, perché escluderlo da forme di partecipazione anche a livello locale' Oltre alla valenza simbolica, si deve permettere anche di portare avanti in prima persona le proprie esigenze di miglioramento. Quindi ci vuole integrazione tra soggetti diversi, che passa anche con il diritto di elettorato alle elezioni amministrative, passo importante per mandare avanti la convivenza civile tra immigrati e italiani'. L'assessore alle Politiche Sociali Francesca Maletti ha aggiunto che 'l'Ordine del Giorno è stato modificato in seguito ala variazione del Consiglio di Stato. In quest'aula i due cittadini stranieri non possono presentare alcun documento. Il voto alle elezioni della Consulta è stato basso, è vero, ma solo perché non è uno strumento di tutela dei propri diritti. Chi dice che Comune di Modena ha una politica di forte accoglienza dice una cosa vera, però a me non basta. Io punto a politiche di forte integrazione, che garantiscano stessi diritti e stessi doveri'. Sergio Rusticali (Sdi) ha sottolineato che 'l'Ordine del Giorno modificato era solo la presa d'atto della modifica delle decisioni del Consiglio di Stato. Si confermano i principi fondamentali dell'oggetto, ma si correggeva il piano normativo. Modena è stata tra le prime città a darsi strumenti di rappresentanza agli stranieri. Interroghiamoci anche su come questo Consiglio si può dotare di forme che garantiscano a questi rappresentanti di dotazioni aggiuntive. Noi non staremo fermi, quindi c'è anche il contributo di andare avanti anche con il mandato alla commissione Affari Istituzionali'. Infine, il sindaco Giorgio Pighi ha ricordato che 'La modifica del testo dell'Ordine del Giorno stigmatizza due decisioni del consiglio di Stato, che prima aveva detto che gli enti locali avevano voce in capitolo sul tema del diritto di voto agli immigrati e poi ha cambiato idea'.
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