Sindaco per sei mesi, subì le violenze fasciste fino alle dimissioni nel 1921
A ottantasei anni dall'elezione a sindaco di Modena, il Consiglio comunale di Modena ha commemorato la figura di Ferruccio Teglio, primo cittadino dal 13 novembre 1920 al 10 aprile 1921, costretto alle dimissioni dopo una lunga serie di violenze fasciste. Ennio Cottafavi, presidente del Consiglio comunale, ha ricordato che 'quella nomina sancì un profondo mutamento politico e amministrativo nella vita della città: diveniva primo cittadino un socialista. Entrato in carica il 13 novembre 1920, il consiglio comunale tenne la sua ultima seduta il 20 gennaio 1921: appena due mesi di attività. Dopo non fu più possibile convocare sedute del Consiglio, per motivi di ordine pubblico, anche in seguito alle aggressioni e alle intimidazioni che divennero pressoché quotidiane nei confronti di Sindaco e Amministratori'. Il Sindaco di Modena Giorgio Pighi ha invece sottolineato che il breve mandato 'ha per noi un fortissimo valore simbolico: Ferruccio Teglio era un socialista, animato dagli ideali forti e intensi del socialismo di quegli anni, schierato con determinazione dalla parte degli ultimi, dei più deboli, dei lavoratori. La democrazia, attraverso il voto libero, portava al governo della comunità socialisti come Ferruccio Teglio, uomini in cui la tensione ideale si fondeva con il rigore morale, l'integrità di principi, l'onestà materiale e intellettuale, la coerenza nei comportamenti, il forte spirito di servizio verso la collettività per promuoverne lo sviluppo umano e sociale. Teglio assunse responsabilità politica e amministrativa, alla guida della città, in un momento in cui era chiara la difficoltà a rappresentare gli interessi popolari e a tutelare le regole della democrazia. Il fascismo stava infatti imponendosi un po' dappertutto con la violenza fisica e la sopraffazione, e anche in questo Modena non fu diversa dal resto d'Italia. Sindaco, Assessori, Consiglieri della maggioranza subirono sistematicamente la violenza fascista, peraltro dilagante nell'intero tessuto sociale, fino a rendere ingestibile la situazione. La caduta delle istituzioni democratiche modenesi avvenne nell'aprile 1921, precedendo non di molto il crollo democratico del paese (la marcia su Roma fu nell'ottobre 1922). Per uomini come Ferruccio Teglio la coerenza con i propri principi era il bene supremo con cui misurare la coscienza, ed è questo, in fondo, il motivo più importante per cui gli rendiamo omaggio e ci inchiniamo ancora oggi alla sua dirittura morale. Decaduto da Sindaco affrontò infatti tutti i disagi, le ritorsioni e i pericoli che in quegli anni accompagnavano ogni professione di antifascismo. Perso il suo lavoro in banca, affrontò l'esilio prima in Francia e poi in Svizzera, per sfuggire alla persecuzione che raddoppiò dopo l'entrata in vigore delle leggi razziali: Teglio infatti era ebreo. Tenace oppositore del fascismo e protagonista della Resistenza, partecipò di nuovo alla vita politica e sociale cittadina dopo la Liberazione, anche ricoprendo incarichi pubblici presso Enti pubblici ed Istituti cittadini. Morì il 18 luglio 1956, modesto ospite di una casa di riposo cittadina. Ci piace ricordarlo proprio per questa modestia, naturale compagna dell'onestà e degli ideali cui Teglio ha dedicato la vita, perché modestia e umiltà sono doti da rimettere al centro di un mondo che le sta dimenticando, per fare spazio all'apparenza e all'arroganza'. Baldo Flori (Modena a Colori) ha ricordato Teglio sottolineando la propria commozione: 'La mia proposta di commemorazione è doveroso omaggio e debito della memoria verso cittadino, per ricostruire le radici della nostra memoria. Se è vero che il presente è padre del futuro è anche figlio del passato. Il filo che ci lega a Teglio è quello dei valori della resistenza in un quadro di attualizzazione dei valori costituzionali. La lunga notte del fascismo, che aveva oscurato quei valori, non li aveva certo cancellati dalla coscienza della gente, per cui, a partire dalla Liberazione, è stato possibile riprendere quei fili e riaffermare i valori del pluralismo politico e della non discriminazione per motivi razziali o politici. Teglio, quindi, rappresenta bene il passaggio verso la democrazia matura del dopoguerra'. Flori ha anche citato l'esilio di Teglio in Francia a cui fu costretto poiché ebreo, ma anche come difensore della libertà e della democrazia. Secondo Flori, Teglio è 'esempio sicuro di morale e coerenza, che non guasta in un momento in cui la politica sembra crescere su altri valori, o disvalori, con tanta superficialità. Voglio anche sottolineare ' ha concluso Flori ' un riferimento alla carica riformatrice del suo programma, in particolare sulla scuola, con anticipazioni estremamente interessanti poi portate avanti nell'immediato dopoguerra', ribadendo che 'l'unica colpa di Teglio fu quella di volersi battere per la democrazia nel nostro paese'. Il consigliere dello Sdi Sergio Rusticali, dopo aver ripercorso le tappe fondamentali della biografia di Teglio, ha ricordato il programma della giunta dell'epoca, in particolare riguardo alla politica scolastica, che conteneva gli elementi che le amministrazioni modenesi avrebbero fatte proprie a partire dal secondo dopoguerra. In particolare, Rusticali ha sottolineato che negli indirizzi di quell'amministrazione si mirava a 'provvedere all'assistenza ed all'educazione della prima infanzia mediante istituti pubblici e gratuiti, a rendere veramente efficace la scuola elementare obbligatoria in edifici sani e dotati dei miglio sussidi didattici, a istituire scuole e corsi per fornire la necessaria educazione generale, tecnica ed artistica a tutti i giovanetti fino al 18° anno e a provvedere a far fronte alla scarsità di abitazioni, oltre che a sviluppare tutte quelle manovre possibili per contenere il caro-vita'. Rusticali, infine, ha auspicato che a Teglio ' a cui è già dedicata una via ' possa essere intestata anche una scuola o una biblioteca a Modena.
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