16/04/2004

RESTAURO COMPLESSO PER I DIPINTI DELLA SALA DEL FUOCO

Il ciclo ritrae la Battaglia di Modena del 43 a.C. Nicolò dell'Abate lo fece nel 1546.
Nel 2005 i visitatori della mostra 'Storie dipinte. Nicolò dell'Abate e la pittura del Cinquecento tra Modena e Parigi' - dal 20 marzo al 19 giugno a Foro Boario, Modena - potranno ammirare anche il grande ciclo affrescato dal maestro modenese per la Sala del Fuoco del Municipio, restituito all'originario splendore. Il complesso progetto di restauro conservativo messo a punto dal Museo Civico d'Arte del Comune di Modena è stato appena approvato dalla Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico e Demoetnoantropologico di Modena e Reggio Emilia. I lavori, per i quali l'amministrazione comunale ha già stanziato 38 mila euro, inizieranno entro l'estate. Nella fase finale ' ad autunno ' è previsto che il cantiere si apra al pubblico per consentire a modenesi e turisti di avvicinarsi alle problematiche del restauro e di apprezzare da vicino gli espedienti tecnici messi in atto dall'artista cinquecentesco per giungere ai risultati d'immediatezza narrativa che costituiscono uno degli elementi di maggior fascino della sua opera. Il ciclo della Sala del Fuoco venne suggerito a Nicolò dell'Abate dall'umanista modenese Ludovico Castelvetro per l'opera più prestigiosa tra gli abbellimenti di Palazzo Comunale voluti dai Conservatori della Comunità modenese nel 1545. In quello stesso anno venne ampliata la sala e commissionato ad Andrea Cavazza il soffitto ligneo a cassettoni che Ludovico Brancolino e Alberto Fontana dipingeranno poi. Allo stesso Cavazza i Conservatori affidano forse anche la realizzazione degli stalli lignei, oggi nella Sala del Vecchio Consiglio; a Gaspare da Secchia spetta invece la costruzione del grande camino in muratura, sostituito nel Settecento dall'attuale in marmo. L'opera più importante è tuttavia la decorazione ad affresco delle pareti affidata al pittore Nicolò dell'Abate. Il tema scelto è legato ad un importante episodio di storia romana: la Guerra di Modena del 43 a.C., il conflitto civile che seguì l'uccisione di Cesare e si concluse con l'accordo tra Marco Antonio, Emilio Lepido e Ottaviano, il futuro Augusto, e la costituzione del secondo triumvirato. Un episodio che consentiva di esaltare i valori di concordia e pace destinati trionfare nella Mutina romana così come nella Modena del secolo XVI, grazie all'azione congiunta dei Conservatori della Comunità e del duca Ercole II d'Este, raffigurato simbolicamente nell'immagine - oggi frammentaria - di Ercole che atterra il leone, collocata sul camino. Nicolò dell'Abate affresca le pareti della Sala del Fuoco in soli tre mesi, tra l'agosto e il novembre del 1546. Su tre pareti della sala in un unico fregio si susseguono: di fronte all'ingresso, la scena dell'assedio di Modena e quella della battaglia; a destra, di fronte al camino, sull'unica parete continua e quindi in posizione privilegiata, l'incontro dei triumviri su un isolotto del fiume Lavino da cui conseguirà il ristabilirsi della pace; alle spalle di chi entra, l'incontro di Bruto e Ottaviano, che sancisce la fine delle ostilità. Un ricco fregio continuo di fiori, frutti e prodotti della terra profila in basso le scene, ambientate in una campagna assolata dove si muovono schiere di armati dinanzi ai profili di borghi e città cinquecentesche. Nella scena dell'incontro dei triumviri si riconoscono chiaramente Modena, con la Ghirlandina ancora priva del coronamento cuspidato, e Bologna, con le sue caratteristiche torri. Lo stato conservativo degli affreschi lascia purtroppo intuire il loro travagliato cammino nella storia. Da quando nel 1598, divenuta Modena capitale del ducato estense, il Consiglio si trasferì dalla sala del Fuoco a quella attigua. Anneriti dal fumo del grande camino ' da cui in inverno gli ambulanti di piazza Grande attingevano le braci per riscaldarsi ' gli affreschi furono parzialmente restaurati una prima volta tra il 1771 e il 1772, poi trasportati su tela nel 1865 e quindi trasferiti nella Sala del Vecchio Consiglio per ritornare nella sede originaria nel 1909. Con il nuovo trasferimento le tele vennero incassate nel muro, restituendo al complesso l'aspetto di ciclo affrescato che conserva. Nell'80 un ulteriore restauro fu finalizzato al recupero della policromia originale, senza riguardare l'aspetto strutturale, ma già da tempo i dipinti mostrano un'evidente condizione di sofferenza, causata dall'allentamento delle tele di supporto e da rigonfiamenti della pellicola pittorica. Lo scorso dicembre sono stati condotti una serie di esami visivi e di indagini non distruttive che, affiancati alle opportune analisi chimiche condotte presso il Dipartimento di Fisica del Politecnico di Milano, hanno consentito la messa a punto di un progetto di restauro grazie anche alla consulenza tecnico-scientifica di Vincenzo Gheroldi, membro del Comitato Scientifico della mostra ed esperto della tecnica pittorica di Nicolò dell'Abate. Il progetto prevede un intervento sostanzialmente conservativo, che manterrà gli affreschi sul supporto in robusta tela di lino applicato durante lo strappo ottocentesco, supporto che verrà consolidato e risanato; lo stesso accadrà per i vecchi telai lignei. Ciò consentirà di mantenere in vita non soltanto gli affreschi di Nicolò, ma anche gran parte della loro storia travagliata.

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