02/02/2004

POLIZIA MUNICIPALE, IN AIUTO DEL DISAGIO MENTALE

Nel 2003 sono stati 130 gli interventi per Trattamenti Sanitari Obbligatori
"Schivare un colpo di accetta o un fendente con un coccio di bottiglia o dover fare i conti con pugni, schiaffi e sputi. Sono solo alcuni dei pericoli con cui quotidianamente convivono una ventina di operatori del Pronto intervento della Polizia Municipale. Sono gli agenti pronti ad intervenire per i Tso e Aso, due sigle che molto aridamente stanno ad indicare situazioni di disagio mentale per cui sono previsti il Trattamento Sanitario Obbligatorio o l' Accertamento Sanitario Obbligatorio. Il primo caso riguarda il ricovero forzato, su richiesta di sanitari specialisti, in una struttura della persona agitata e che non ragiona, che deve essere messa in condizione di non nuocere a se stessa e agli altri. Lo scorso anno a Modena sono stati 130 i casi registrati. Nel secondo caso il Servizio di Igiene Mentale avverte che un paziente non si è presentato per una visita di controllo o per una terapia per cui deve essere rintracciato e accompagnato negli ambulatori. Queste richieste di intervento nel 2003 sono state 43. "Gli operatori che sono chiamati a questi delicati interventi, commenta Fabio Leonelli comandante della Polizia Municipale, sono persone particolari in cui la professionalità si sposa per forza con una grossa dose di sensibilità. Non sempre i nostri agenti, uomini e donne, sanno con chi si devono rapportare, occorre quindi una particolare attenzione a come si avvicina il paziente, a quello che si dice e al tono di voce che si usa." "Assieme ad altre nove persone fra colleghi, personale paramedico e della Polizia di Stato, ricorda un graduato della Polizia Municipale che ha al suo attivo decine di situazioni a rischio, ho collaborato a rendere inoffensivo un giovane con un fisico eccezionale: non è stata un'impresa facile perché nonostante noi fossimo in tanti, lui ci sbatteva da una parte all'altra della stanza quasi senza fatica." "Non sai mai per quanto tempo sarai impegnato, aggiunge un collega di lungo corso, ricordo che ci siamo recati nell'abitazione di un paziente che voleva togliersi la vita gettandosi dalla finestra. Lo abbiamo convinto a desistere, la cosa sembrava conclusa invece la persona per l'agitazione ebbe un arresto cardiaco e lo riuscimmo a rianimare non senza fatica." "Con alcuni pazienti gli interventi sono di routine per cui li conosciamo e sappiamo già come agire: alcuni amano le figurine, alcuni i giornali, altri chiedono di essere condotti in luoghi particolari o a trovare amici e parenti. Insomma cerchiamo di assecondarli coniugando la salvaguardia della loro e della nostra incolumità". "

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