02/12/2004

UN SECOLO CON LE MANI NEI LIBRI

Sabato 4 dicembre apre al Museo civico una mostra sulla storica legatoria Gozzi. 'Curò' libri e incunaboli per sovrani, presidenti e istituti culturali di tutto il mondo
Hanno passato sotto stiro centinaia di pergamene accartocciate, rinsaldato migliaia di pagine corrose dagli inchiostri, rammendato preziosi incunaboli ammuffiti. E, nell'arco di un secolo esatto, hanno scritto una storia fatta di pazienza, di silenzi e di antica cura per i libri. Alla bottega dei Gozzi , la principale legatoria modenese del Novecento, attiva dal 1902 al 2002, è dedicata la mostra che sarà inaugurata sabato 4 dicembre alle 17 nelle sale del Museo civico d'arte e che si potrà visitare fino al 25 aprile del prossimo anno. Realizzata dal Museo in collaborazione con la Biblioteca Estense, l'esposizione propone legature selezionate nell'ambito della vasta produzione realizzata per la Biblioteca ed esemplari tuttora conservati dalla famiglia. Tre generazioni si sono passate il testimone nell'attività di legatoria artistica e di restauro di manoscritti, opere a stampa, disegni e incisioni: il nonno Dante (1870-1946), il figlio Rolando (1900-1979) e il nipote Pietro, nato nel 1934, che ha recentemente donato al Museo alcuni interessanti materiali legati al mestiere di legatore. La bottega viene fondata da Dante Gozzi nel 1902, rientrato a Modena dall'Argentina, dove era emigrato. L'abilità lo premia molto presto: rilega 'con ricchezza di cuoio e dorature' un album di fotografie per il re Vittorio Emanuele III, in visita alla città nel 1906, lavora per la Biblioteca Estense e per l'Apostolica Vaticana, riceve i complimenti del poeta Gabriele D'Annunzio e del ministro dell'Aeronautica Italo Balbo, oltre a commissioni importanti da biblioteche, librerie antiquarie, bibliofili ed eruditi. Il lavoro aumenta considerevolmente e la bottega si trasferisce da via Sant'Orsola in via Farini. Non sarà da meno il figlio Rolando, interpellato in merito a filigrane, carta e inchiostri dei disegni di Francesco Guardi conservati a Venezia, per la pulitura di un disegno di Paul Klee da esporre alla Biennale e, soprattutto, per il ripristino della legatura della famosa Bibbia di Borso d'Este, il preziosissimo codice miniato in due volumi acquistato sul mercato antiquario parigino dal senatore Giovanni Treccani degli Alfieri, donato allo Stato e assegnato alla Biblioteca Estense. Ma Rodolfo lavora anche per la Biblioteca Malatestiana di Cesena, per l'Ambrosiana di Milano, per la Columbia University di New York e per il presidente della Repubblica Luigi Einaudi. L'abilità di Rolando viene ereditata da figlio Pietro, che trova un imprevisto di banco di prova nella disastrosa alluvione di Firenze del 4 novembre 1966, in seguito alla quale giunsero a Modena diverse casse di manoscritti e volumi. 'Non mi ricordo più quante stufe accendemmo io e mio padre per limitare quel disastro: lavorammo giorno e notte, recuperammo duemila libri', ricorda Pietro Gozzi. Oltre a codici miniati, manoscritti e volumi a stampa confluiscono nel suo atelier stampe e disegni di grandi maestri, tra i tanti 'Lo sposalizio mistico di Santa Caterina', attribuito a Nicolò dell'Abate, un consistente nucleo di disegni di maestri emiliani del Cinque e del Seicento conservati a Genova e un mappamondo settecentesco del Museo civico di Modena. Ma Pietro lavora anche per la moglie del presidente americano Carter e nel 1981, due anni dopo la morte del padre, trasferisce la bottega in via Pelusia portandosi dietro i vecchi arredi, gli attrezzi e i ferri del mestiere. La mostra dedicata alla legatoria Gozzi permette di mettere a fuoco anche un interessante episodio di sponsorizzazione privata 'ante litteram', quello legato al nome di Matteo Campori (1856-1933). Noto collezionista, benemerito donatore al Comune della sua privata galleria e direttore del Museo civico negli anni Venti del Novecento, Campori finanziò per circa vent'anni la rilegatura dei preziosi codici donati dallo zio Giuseppe al Comune di Modena, ma depositati in permanenza presso la Biblioteca Estense per volontà testamentaria dello stesso donatore. Rende conto di questo aspetto dell'attività della legatoria Gozzi uno scritto di Milena Ricci per il catalogo della mostra, che comprende anche un saggio introduttivo di Lidia Righi dedicato all'attività della bottega nell'arco di un secolo e la testimonianza diretta di Pietro Gozzi raccolta da Luana Ponzoni, che per il Museo ha organizzato la mostra.

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