01/04/2003

IRAK, GUERRA DI POSIZIONI IN CONSIGLIO COMUNALE

Approvati due Ordini del giorno di maggioranza e Rc contro il conflitto in Iraq Pollice verso per i due documenti di Forza Italia e di Alleanza Nazionale
" La guerra in Iraq spacca ancora una volta il Consiglio comunale. Chiamato a pronunciarsi su quattro Ordini del Giorno - due a firma congiunta della maggioranza e Rc con l'adesione degli assessori Alvaro Colombo e Mauro Tesauro, e due rispettivamente di Fi e An - dopo tre ore di dibattito non sa andare oltre un voto di maggioranza riproponendo la divisione politica che già la scorsa settimana aveva caratterizzato la scelta di aderire alla manifestazione per la pace promossa dalle tre organizzazioni sindacali. Sostanzialmente diversi tra loro, anche se tutti a vario modo schierati per la pace, dei quattro documenti solo due - quelli sottoscritti da maggioranza e Rc - sono stati approvati. Pollice verso, invece, per i due Ordini del giorno di minoranza a cui non sono bastati i voti di Fi e An; netta la bocciatura sancita da Ds, Margherita, Udeur e Rc. Illustrate in aula rispettivamente da Massimo Mezzetti (Ds) e Giandomenico Glorioso (Margherita) le ragioni della maggioranza hanno puntato dritte alla pace, alla dura e difficile via della pace contro ogni logica di guerra, falsa semplificazione di fronte ai problemi. Altrettanto decisa la richiesta rivolta al Governo di "sospendere qualsiasi sostegno politico, militare e logistico all'azione di guerra contro l'Iraq e di mobilitarsi per una concreta azione di pace" impegnando contemporaneamente la Giunta "ad attivare ogni azione necessaria al fine di realizzare progetti di accoglienza nei confronti dei profughi, a livello locale, nazionale ed internazionale". Di ben altro segno i due OdG sottoscritti dal Fi e An entrambi "solidali con il Governo per il suo positivo atteggiamento tenuto sino all'ultimo per evitare la guerra". Il primo, illustrato in aula dal capogruppo di Fi, Giorgio Barbolini, dopo aver preso atto dell'inizio della guerra e che la stessa rappresenta il sostanziale fallimento della diplomazia mondiale ed europea, critica le posizioni di frattura assunte da Francia e Germania. Oggi - poi sottolinea il documento - di fronte alla guerra è sbagliato mantenere un atteggiamento equidistante tra le posizioni in campo. Occorre appoggiare il governo degli Stati Uniti pur auspicando un intervento che preservi le popolazioni civili e tenda a ristabilire la democrazia in quell'area. Anche Gianpaolo Verna, capogruppo di An, ha sottolineato la necessità - così come recita l'OdG del suo gruppo - di confermare la tradizionale amicizia con gli Usa ribadendo gli impegni a suo tempo assunti. Il documento poi invita il Governo "a dare il massimo contributo per ritrovare, nell'ambito Onu, dell'Unione Europea e della Nato, la solidarietà indispensabile fra tutti i paesi aderenti rinsaldando gli attuali legami per dare pace, libertà giustizia e progresso sociale a tutti i popoli della terra". E proprio per sottolineare l'appoggio pieno all'azione del Governo dai banchi di Forza Italia - sono intervenuti senza soluzione di continuità i consiglieri Adolfo Morandi, Achille Caropreso, Adriano Dallari, Olga Vecchi e Giorgio Barbolini - È stata proposta in aula la rilettura dell'intervento di Berlusconi "Al fianco dell'America contro il terrorismo internazionale" pronunciato il 19 marzo scorso davanti a Camera e Senato. Come è noto in quell'occasione Berlusconi, dopo aver ricordato che il regime irakeno aveva violato ripetutamente gli ordini di disarmo che le Nazioni Unite gli avevano impartito con numerose risoluzioni, aveva ribadito - tra l'altro - la necessità di scegliere "tra chi ha storicamente ed eroicamente testimoniato un impegno pere la libertà degli uomini e chi ha trasformato il suo paese in una camera di tortura. E' in gioco il nostro sostegno aperto a un paese che ha subito il terrorismo e vuole combatterlo". Con gli Stati Uniti, dunque, anche se "l'Italia non parteciperà direttamente alle operazioni militari, non invierà in Iraq ne' uomini ne' mezzi. Non siamo una nazione belligerante". Siamo di fronte ad una guerra - ha detto Antonino Marino (Ds) al di fuori da ogni logica internazionale, fuori dall'Onu come dalla Nato. E' una guerra da condannare, da fermare al più presto per tornare agli organismi internazionali, per avviare immediatamente gli aiuti umanitari. Di ben altro segno le scelte del Governo che ha invece optato per un appoggio completo alla guerra. Il no alla guerra di Marta Andreoli (Rc) è stato netto e preciso. E' una guerra illegale, drammatica, come drammatica è la posizione di questo governo sui profughi, solo da respingere, da ricacciare a casa loro come nel caso più recente di un gruppo di profughi curdi ai quali è stato negato il riconoscimento dello status di profughi politici. Per l'assessore Mauro Tesauro quello in atto è un conflitto che andrebbe fermato subito. Andrebbe fermato perché a pagare sono prima di tutto gli irakeni, le donne i tanti bambini che muoiono sotto le bombe mentre lui, il dittatore, il sanguinario, rischia di farla franca. Non è possibile poi accettare la legge del più forte, quella dettata con la guerra preventiva dagli Usa. Va riaffermato subito il rispetto delle regole internazionali. Trovo sbagliato schierarsi per una parte o per l'altra, ha detto Leonarda Lonardi (Ds). Ciò che serve oggi è lavorare per affermare il diritto dell'Onu di fermare la guerra. E' una guerra sbagliata a cominciare dal primo supposto suo obiettivo di annientare il terrorismo quando proprio di fronte ai bombardamenti di questi giorni il terrorismo registra drammaticamente nuovi consensi. Contro la guerra, insensata e sbagliata, si è dichiarato anche Okunuga Olumide Suraju, vice presidente della Consulta degli immigrati. Siamo di fronte a missili e bombe che sembrano aver scelto la fine della politica per trasformare il mondo in una sorta di arena senza regole. Giuseppe Campana (Ds) - dopo aver manifestato tutta la sua mortificazione per la scelta di Fi di proporre in aula il testo integrale dell'intervento di Berlusconi, rinunciando di fatto ad ogni apporto diretto e locale al dibattito - ha ricordato che la situazione, ora, è dominata prima di tutto dalla sofferenza di milioni di uomini e donne. Per questo dobbiamo impegnarci in tutti i modi per fermare la guerra, per far fronte a questo immenso dolore e alle emergenze umanitarie. E' in gioco una scelta completamente sbagliata di una grande democrazia, ha esordito Giorgio Pighi, capogruppo dei Ds. E' in gioco la fuga da una irrinunciabile concertazione internazionale. Da questo bisogna partire se vogliamo che alla fine della guerra, anche se forse saranno risolti alcuni dei drammatici problemi dell'Iraq, non abbiano ad aver perso ogni voce organismi come l'Onu. Per Gianni Ricchi (Modena a Colori) bisogna confrontarci prima di tutto sull'atteggiamento di molti, troppi italiani dopo l'11 settembre: un atteggiamento privo di solidarietà vera, concreta, tutto proteso ad analizzare le ragioni piuttosto che a condannare i colpevoli. Forse anche per questo molta gente non ha capito cosa abbia significato per una nazione come gli Usa essere colpiti in casa. Gli attacchi di quanto accusano il movimento pacifista di essere prima di tutto antiamericano - ha esordito Giandomenico Glorioso (Margherita) - li trovo ignobili così come è inaccettabile ogni ragionare di chi colloca gli stessi movimenti al fianco di Saddam. Il movimento per la pace ha radici profonde in questo paese ed ha sempre espresso la sua condanna di fronte ad ogni tipo di guerra, così come la Chiesa ha sempre testimoniato le sue preoccupazioni di fronte ai conflitti, ad ogni conflitto in essere. La posizione dell'Italia - ha detto Andrea Galli (An) - è stata dignitosa, almeno pari alla metà dell'Europa. Non era facile, anche perché siamo di fronte ad una guerra nata dal non rispetto da parte dell'Iraq delle risoluzioni dell'Onu, prima fra tutte quella per il disarmo. Trovo poi inaccettabile che le sofferte parole del Papa vengano lette e proposte troppo spesso in una ottica di parte, di interesse di parte. Dietro a questa guerra illegale, illegittima - ha detto l'assessore Alvaro Colombo - si esprime una volontà di dominio degli Usa che non può essere accettata. Nell'amministrazione Bush c'è una sorta di rifiuto a ragionare di rapporti tra uguali. Anche per questo serve fermare, senza se e senza ma, ogni azione belligerante per ripartire dagli organismi internazionali, per evitare disegni di controllo da parte degli Usa sull'intera regione. Francesco Frieri, capogruppo di Rc, ha sollecitato, ora, e non domani, un forte impegno unitario per un rapido cessate il fuoco; che ora si ritirino le truppe degli invasori; che ora si restituisca all'Onu il suo ruolo di mediatore e di custode della legalità internazionale. Serve poi che anche il Presidente della Repubblica faccia sentire la sua voce per far rispettare il ripudio costituzionale della guerra. Quello aperto in Iraq, ha detto Antonio Maienza (Udeur), è un conflitto che rischia di allargarsi a macchia d'olio. Fermiamo questa guerra finchè siamo in tempo. Riscopriamo la forza e le ragioni della politica ma soprattutto dobbiamo riscoprire in ciascuno di noi il valore universale della pace che va cercato prima di tutto nei nostri cuori. Valori forti, valori vivi per essere protagonisti della pace. Infine Paolo Ballestrazzi (Modena a Colori) ha rimproverato il fatto che da decenni sono in corso guerre sanguinarie nel mondo e mai prima della guerra irakena si sono registrati movimenti significativi per la pace. E tra le prime guerre dimenticate c'è quella che da vent'anni Saddam sta conducendo contro il suo popolo. Per questo trovo fuoriluogo ed antistorico attribuire agli Usa, o a Berlusconi, o all'Onu le responsabilità della guerra in corso. Dopo aver criticato la "pessima figura" fatta dal nostro Governo che ha guardato a suo dire alla guerra con la sola ottica della politica italiana, ha concluso invitando tutti a non sottovalutare il terrorismo, problema vero e reale. "

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