12/03/2003

""IL GOVERNO TAGLIA A MODENA UN MILIONE E MEZZO DI EURO""

" Alberto Caldana, assessore ai Servizi sociali del Comune: "Le riduzioni per il welfare equivalgono a una casa protetta per anziani o a due asili nido. I diritti vanno difesi""
"Trasmettiamo una dichiarazione dell'assessore ai Servizi sociali del Comune di Modena Alberto Caldana in merito ai tagli al welfare previsti dalla Finanziaria: Il Governo Berlusconi vuole smantellare lo stato sociale. L'obiettivo è ormai molto evidente, come dimostrano il taglio del 10% al Fondo per le politiche sociali previsto dalla Finanziaria, l'ulteriore decurtazione del 55% del fondo alle Regioni per il Welfare,annunciata da Tremonti e Maroni, e la riduzione di quasi il 40% ( 25% lo scorso anno e il 15% adesso) del Fondo sociale per l'affitto. Per essere molto concreti, questi tagli possono significare per Modena un minore introito di quasi un milione e mezzo di euro, cioè quanto una casa protetta o due asili nido. Ma la situazione, ovviamente, non è rosea per nessuna città italiana perché i tagli penalizzano gli interventi rivolti alle persone povere e disagiate, minano lo stato sociale nel suo complesso, ledono i diritti di cittadinanza sanciti dalla legge 328 del 2000 nei confronti dei servizi per gli anziani, i disabili, i bambini, le famiglie e compromettono il ruolo di governo affidato agli enti locali dalla riforma delle autonomie e, soprattutto, dalla recente modifica del Titolo V della Costituzione. Attraverso il "libro bianco sul Welfare", il Governo tenta di "vendere" la riforma varata con la Finanziaria del 2003 come un'efficace politica sociale in grado di aumentare il reddito delle fasce più povere della popolazione e di generare crescita economica. Ma qualsiasi simulazione seria sugli effetti della riforma dimostra che i benefici per i meno abbienti saranno minimi poiché i più disagiati non sono toccati dalla riduzione delle imposte. Insomma, da una parte si cerca di far pagare ai poveri scelte economiche sbagliate e dall'altra si vuole sostituire il mercato all'offerta di servizi basata su effettivi diritti di cittadinanza. A questa prospettiva, tanti Comuni e tante Regioni, anche governate dal Polo, stanno manifestando la loro netta opposizione. Modena deve essere in prima fila in questa battaglia che è prima di tutto di civiltà. Un paese è forte quando i suoi cittadini non temono di essere esclusi o emarginati o di essere travolti dai casi della vita: tutte le persone che vivono in Italia hanno diritto ad essere inserite pienamente nel tessuto economico, sociale, culturale. Tutte le forme di disagio, da quello conclamato a quello più legato alla "normalità" ,devono trovare una risposta organizzata, efficace ed efficiente, garantita dai soggetti pubblici. In questi anni Modena ha saputo creare un sistema di servizi per gli anziani e per l'infanzia capace di offrire questa risposta di cittadinanza con particolare attenzione ai più deboli, esattamente l'opposto di ciò che il Governo si propone. Ecco perché occorre oggi difendere il modello modenese, salvaguardando lo stato sociale. Difendere non vuole dire conservare ciò che c'è, ma soprattutto innovare e sperimentare vie nuove. Significa promuovere il benessere e l'autonomia delle donne e degli uomini di questa città, rifiutando ogni logica puramente assistenzialistica e compassionevole. Per le istituzioni significa soprattutto superare ogni tentazione di autoreferenzialità e lanciare una nuova, grande stagione di partecipazione dei cittadini e del mondo della solidarietà sociale alla progettazione, alla organizzazione e alla valutazione dei servizi pubblici e delle prestazioni. Significa, infine, favorire una nuova "socialità" delle famiglie e dei cittadini, anche promuovendo e garantendo spazi di autorganizzazione e cittadinanza attiva. "

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