05/03/2003

IL FONDO PER L'AMBIENTE NEL FUTURO DI VILLA SORRA

Il Fai potrebbe gestire uno dei più importanti complessi storici dell'Emilia-Romagna assieme ai comuni di Modena, Castelfranco, Nonantola e San Cesario
"Il Fondo per l'ambiente italiano (Fai), che da quasi trent'anni tutela e conserva senza scopo di lucro beni di interesse storico, artistico e naturalistico, potrebbe gestire il complesso di Villa Sorra, a Panzano di Castelfranco Emilia, nel modenese, che comprende una delle più importanti dimore storiche dell'Emilia-Romagna, un giardino ottocentesco, edifici rustici, rovine romantiche e vie d'acqua. L'auspicio è contenuto nella lettera di intenti sottoscritta in gennaio dai sindaci di Castelfranco Emilia, Modena, Nonantola e San Cesario sul Panaro - i quattro comuni che dal 1972 sono proprietari della Villa, del giardino e di tre poderi della tenuta originaria - e dal direttore generale del Fai, Marco Magnifico. Uno studio di fattibilità - che richiederà circa tre mesi di lavoro e che sarà finanziato con 25 mila euro dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena - permetterà di individuare la destinazione d'uso di edifici e terreni e la valutazione dei costi dei restauri. Entro la primavera del prossimo anno, i quattro Comuni e il Fondo per l'ambiente italiano si propongono inoltre di stipulare una convenzione per progettare e realizzare gli interventi e definire la gestione, che potrà avvenire direttamente o tramite un'autonoma società. "La collaborazione tra i quattro Comuni e il Fai potrebbe allargarsi ad altri partner del territorio - spiega Piero Bergonzini, direttore di Villa Sorra - anche per realizzare un atelier della produzione agricola di qualità del nostro territorio in un'ottica di valorizzazione delle sue peculiarità, dei sapori antichi e delle tradizioni". La storia del complesso inizia alla metà del Seicento, quando il modenese Francesco Sorra acquista terreni tra Gaggio e Panzano e nei pressi di Castelfranco Emilia, allora territorio bolognese dello Stato Pontificio. Tra la fine del secolo e i primi anni del Settecento, il figlio Antonio costruisce la villa padronale in barocchetto emiliano "per necessario comodo di villeggiare" e per sovrintendere alle attività agricole praticate nei terreni di famiglia. Sempre nel Settecento viene costruito anche il giardino, che viene però completamente ridisegnato nella prima metà dell'Ottocento e trasformato in uno dei più prestigiosi esempi italiani di parco "all'inglese". "

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