Approvato documento della maggioranza che chiede una transizione gestita dall'Onu No del civico consesso al ritiro delle truppe chiesto da Rifondazione Comunista
Un ordine del giorno sottoscritto da Ds, Udeur e Margherita (primo firmatario Massimo Mezzetti della Quercia) e che chiede 'che la presenza militare italiana in Iraq vada subordinata all'effettiva evoluzione in senso multilaterale della gestione della crisi, quindi partecipi ad una transizione gestita dall'Onu' è stato approvato ieri, lunedì primo dicembre, dal Consiglio comunale di Modena. Il documento è stato votato dalla maggioranza, con l'astensione a titolo personale di Andrea Galli di An, dei consiglieri di Rifondazione Comunista e di due consiglieri Ds, Greta Barbolini e Leonarda Leonardi. Contrario all'odg invece il gruppo di Forza Italia. Un secondo ordine del giorno, presentato dai consiglieri di Rifondazione Comunista e sostenuto anche dagli assessori Alvaro Colombo e Mauro Tesauro, non è stato invece approvato, ottenendo infatti i voti dei soli consiglieri di Rc e di Greta Barbolini e Leonarda Leonardi (Ds). Sul documento si sono poi astenuti altri tre consiglieri Ds (Gino Montecchi, Massimo Mezzetti e Ercole Toni) mentre si sono detti contrari i gruppi di Fi, An, Udeur e la restante parte del gruppo Ds. L'ordine del giorno di Rifondazione Comunista chiedeva al Governo italiano 'l'immediato ritiro del contingente militare italiano dell'Iraq e il taglio dei fondi per questa e altre missioni militari all'estero'. Il dibattito di ieri in aula consiliare è stato molto articolato. Marta Andreoli (Rc) introducendo l'ordine del giorno del suo gruppo ha sottolineato che 'di solito a chi chiede il ritiro immediato delle truppe viene risposto che non si può per non lasciare gli irakeni in una situazione drammatica, dimenticando che è proprio la presenza dei soldati a provocare azioni di guerra, morti e feriti tra civili e militari. E infatti ' ha spiegato - si chiede che questi ultimi se ne vadano. Diamo più retta alle manifestazioni di popolo e di piazza in Iraq'. Paolo Casolari (An) ha invece spiegato che 'assieme al camion bomba di Nassiriya è saltato in aria anche il buonismo, ci è stata sbattuta in faccia la realtà: dobbiamo difendere territorio, lingua e cultura nostri per non essere preda della paura, per difendere un modello di civiltà'. Francesco Signorile (Fi) ha dal canto suo criticato l'odg comunista 'perché propugna il cedimento del diritto all'integralismo: qualcuno dimentica che la guerra l'ha iniziata Bin Laden e che l'Onu, quell'Onu che ora si è espansa troppo per poter trovare un tetto comune, è stata la prima a scappare da Bagdad. Gli stessi parenti delle vittime, i nostri carabinieri che facevano opere di bene in Iraq, hanno detto che bisognava restare, per non dare la risposta sbagliata ai terroristi che vogliono impedirci di fare la nostra vita. Il documento comunista ' ha concluso - è comunque più onesto di quello della maggioranza'. Giandomenico Glorioso (Margherita) ha ribadito che ritirare le forze dall'Iraq è un rischio mentre Antonio Maienza (Udeur) ha sottolineato che non avremmo dovuto partecipare alla missione irakena 'ma che il Parlamento ha deciso in questo senso per ingraziarsi Bush: comunque i nostri ragazzi ora non devono partire dall'Iraq, per non perdere di credibilità agli occhi di Francia e Germania. Dobbiamo però rimodulare la missione sotto l'egida dell'Onu'. Paolo Ballestrazzi di Modena a Colori ha ricordato come 'lo stesso vescovo caldeo di Bagdad e il cardinal Ruini abbiano sostenuto la necessità della nostra presenza, facendo piazza pulita del pacifismo a senso unico'. Massimo Mezzetti (Ds) si è detto poi certo 'che né con la violenza né con la non-violenza ma solo con la politica si può perseguire la pace. Diciamo no ' ha spiegato - alla retorica bellicista, le lapidi non possono chiudere la bocca ad ogni dissenso. Rispettiamo i caduti e partecipiamo al cordoglio ma non a riti consolatori ricondotti al concetto di 'morte per la patria'. C'è bisogno di azioni politiche responsabili e coerenti'. Francesco Frieri, capogruppo di Rifondazione Comunista, ha ricordato di volere anch'esso salvare vite umane, senza vilipendere l'esercito, riconoscendone anzi il suo ruolo. 'Ma questa è una missione di peace-keeping che si è trasformata sotto il comando della coalizione in una missione di guerra e anche la guerriglia irakena lo crede: l'ha decisa l'esecutivo e non il Parlamento, l'Italia non è più una repubblica parlamentare. E dei civili irakeni morti ' ha detto Frieri - non parla nessuno'. L'assessore alle Politiche Ambientali Mauro Tesauro nel suo intervento in aula ha spiegato dal canto suo di sottoscrivere il cordoglio verso le vittime italiane senza dimenticare però neanche le migliaia di morti civili: 'chi spenderà parole e sermoni per le due bimbe morte l'altro giorno mentre raccoglievano legna' Ci sono forse vittime di serie A e B' Il nostro è un no netto che dà fastidio, verso il sistema neoliberista che utilizza la guerra su scala globale, preventiva e infinita, una guerra di Bush ' ha detto - che difende interessi conclamati, l'esportazione della democrazia a suon di bombe'. Antonino Marino (Ds) ha riconosciuto in aula il valore importante della patria e dell'unità del paese manifestati con il vasto cordoglio per i caduti. 'In Iraq però c'è un'emergenza gravissima ' ha sottolineato - e il ritiro sarebbe un errore, non possiamo lasciare le cose come stanno. Esiste un vizio d'origine, degli Usa e della coalizione, la guerra preventiva che comporta un'occupazione militare che non porta alla transizione verso la democrazia. Usciamo dall'unilateralismo, seguiamo l'articolo 21 della Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo'. Per Leonarda Leonardi (Ds) invece è la politica Usa che ha alimentato il terrorismo e l'instabilità. 'Ricordiamo i caduti ripercorrendo le ragioni di chi ha detto no all'intervento e ricostruiamo la politica estera dell'Italia dando spazio alla politica'. Giampaolo Verna (An) ha poi rammentato che in Iraq si è intervenuti per motivi umanitari: 'ci vuole più rispetto per chi è là e proprio grazie ai militari può operare, medici e infermieri in primis. Con il casco blu dell'Onu in testa tutto sarebbe stato giustificabile'' Greta Barbolini (Ds) ha spiegato dal canto suo che è strumentale ricordare la mobilitazione popolare post-Nassiriya senza ricordare quella precedente contro l'intervento militare. 'L'odg di Rifondazione è troppo secco ma quando potremo dire basta a questa presenza italiana in Iraq'' Andrea Galli (An) ha infine spiegato che il peace-keeping è solo una delle possibilità che si possono usare in Iraq e 'che le categorie del buono e del giusto non sono più le stesse se si parla di Stati. Aspettiamoci altre tragedie, noi siamo lì non per portare il bene ma per difendere il nostro sistema di valori e di interessi e l'Occidente. E se questa guerra era illegittima ' ha concluso Galli - allora lo era anche quella del Kossovo'.
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