""Nella riforma Moratti c'è il rischio di far regredire l'intero sistema scolastico" Sottoscritto un documento congiunto per sollecitare il confronto Stato Enti locali"
"Quella proposta dal Ministro Moratti è una riforma che rischia di far regredire la scuola invece di portarla verso traguardi imposti dallo sviluppo economico e sociale. A sostenerlo sono gli assessori alla Pubblica Istruzione del Comune e della Provincia di Modena, dei comuni distretti scolastici di Mirandola, Carpi, Vignola, Pavullo e Sassuolo, unitamente a numerosi altri assessori comunali della provincia che in un documento congiunto hanno manifestato tutta la loro preoccupazione per un progetto di riforma che pare solo conseguire la paralisi della riforma votata dal precedente Governo che già era in atto, lasciando senza risposta i bisogni formativi che urgeva soddisfare. Una preoccupazione, quella manifestata dagli assessori alla Pubblica istruzione, che parte dalla inaccettabile scelta compiuta dal Ministro di "non sentire gli Enti locali, le Regioni, i Dirigenti scolastici e i sindacati", per poi entrare nel merito della proposta di riforma. Partendo da alcune misure addirittura già adottate senza attendere pareri, come la sostanziale eliminazione delle componenti esterne alle commissioni di maturità, il documento si sofferma sulla struttura dell'orario scolastico. "Si prevede un orario di 25 ore per tutti gli ordini di scuola, cui conseguirebbe la scomparsa del tempo pieno e perfino dell'organizzazione a moduli: su questa inqualificabile misura, pare, tuttavia, che il Ministro si sia già detto disponibile a soprassedere (non si sa se in tutto o in parte). Nella nostra Provincia la maggior parte delle scuole elementari è già organizzata col tempo pieno, che assicura un servizio ottimo ai bambini ed anche alle famiglie. A soli 14 anni, i ragazzi poi sarebbero costretti a scegliere fra la formazione scolastica e quella professionale intese come canali rigidamente separati e connotati da una precostituita gerarchia culturale e sociale". "Non crediamo - conclude poi il documento - che una nuova riforma della scuola possa nascere senza la collaborazione degli operatori della scuola, degli studenti, delle famiglie e, soprattutto, delle Autonomie Locali In allegato, si trasmette il testo integrale del documento "L'avvio del progetto di riforma non è stato dei migliori. Partorita dalla mente di alcuni tecnici incaricati dal Ministro, la bozza della riforma è stata confrontata solo con pochi interlocutori. Non sono stati sentiti gli Enti Locali, le Regioni, i Dirigenti Scolastici, i Sindacati. L'unico rappresentante delle Regioni presente ai cosiddetti "Stati generali della Scuola" si è detto contrario al metodo scelto. Di fronte alle contestazioni, il Ministro Moratti ha dichiarato che avrebbe proceduto "solo col più ampio consenso" degli interessati. Il giorno successivo, chiudendo i lavori, ha affermato invece che "con il prossimo anno scolastico vogliamo che la nuova scuola possa mettersi in moto". Non crediamo che una nuova riforma della scuola possa nascere senza la collaborazione degli operatori della scuola, degli studenti, delle famiglie e, soprattutto, delle Autonomie Locali, anche in relazione alla riforma costituzionale "federalista" approvata definitivamente col referendum del 7 ottobre scorso, che attribuisce potestà legislativa alle Regioni in materia di istruzione, seppure in concorrenza con lo Stato. Nel merito della riforma, rileviamo diversi elementi discutibili che rischiano di far regredire la scuola, invece di portarla verso i traguardi imposti dallo sviluppo economico e sociale. Alcune misure sono già state attuate, senza attendere pareri, come la sostanziale eliminazione delle componenti esterne alle commissioni di maturità con la conseguente eliminazione delle verifiche sui risultati delle scuole, mettendo a repentaglio, tra l'altro, un caposaldo della legge di parità. Si prevede un orario di 25 ore per tutti gli ordini di scuola, cui conseguirebbe la scomparsa del tempo pieno e perfino dell'organizzazione a moduli: su questa inqualificabile misura, pare, tuttavia, che il Ministro si sia già detto disponibile a soprassedere (non si sa se in tutto o in parte). Nella nostra Provincia la maggior parte delle scuole elementari è già organizzata col tempo pieno, che assicura un servizio ottimo ai bambini ed anche alle famiglie. A soli 14 anni, i ragazzi sarebbero costretti a scegliere fra la formazione scolastica e quella professionale intese come canali rigidamente separati e connotati da una precostituita gerarchia culturale e sociale. Verrebbe ridotto di un anno l'obbligo scolastico e pure un anno perderebbero le medie superiori, col completo dissenso di praticamente tutte le componenti scolastiche. In generale, preoccupano le parole del Presidente del Consiglio il quale auspica che "le scuole devono potersi strappare i docenti migliori" e vuole "una competizione tra scuola pubblica e privata: la competizione è ciò che ci dà tutto". Ciò sembra fare riferimento a una visione mercantile dell'istruzione, ove paiono trovare scarsa udienza i valori umani non monetizzabili o funzionali all'economia. La scuola viene vista prevalentemente come preparazione al lavoro ed anche questo obiettivo non pare alla portata della proposta in discussione: oggi occorrono più diplomati, più laureati (in questo siamo fra gli ultimi posti fra i paesi industrializzati), molteplici sistemi di formazione permanente, forza lavoro flessibile e con buona preparazione generale. La proposta Moratti rischia di conseguire solo la paralisi della riforma votata dal precedente governo che già era in atto, lasciando senza risposta i bisogni formativi che urgeva soddisfare: i quindicenni italiani - come risulta dalla più recente ricerca internazionale sulla formazione - sono al 20° posto nella lettura, al 24° nelle conoscenze scientifiche, al 26° nella matematica; ben lontano dal livello degli altri paesi coi quali si pretende di confrontarci. Esprimiamo queste critiche e queste preoccupazioni muovendo non da pregiudiziali politiche, ma dall'esigenza di difendere i risultati raggiunti in decenni di grande impegno delle comunità locali, di promuovere i migliori risultati delle istituzioni scolastiche, convinti che la formazione sia la leva fondamentale della crescita civile, e di uno sviluppo connotato da qualità sociale. Dopo il sostanziale fallimento degli stati generali di Roma, se non si vuole lasciare la scuola nella totale incertezza, magari aggravata da "infortuni" come quello dell'anticipo delle iscrizioni (poi ritirato), occorre che rapidamente il Ministro decida di sbloccare il cammino di una riforma, già approvata, non dimentichiamolo, dal Parlamento, avviando contemporaneamente un confronto vero sulle modalità attuative. A questo confronto noi siamo interessati, per garantire le migliori condizioni al lavoro di insegnanti, dirigenti scolastici, collaboratori e i migliori risultati per studenti e famiglie. Chiediamo che l'esperienza e le valutazioni degli Enti Locali siano considerate a questi fini un contributo da ascoltare e valorizzare". "
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