13/07/2001

FINANZIATO UN PROGETTO PER ACCOGLIERE I RIFUGIATI

"Quasi mezzo miliardo da Ministero e Nazioni Unite per le attività del Comune in aiuto a chi fugge da situazioni di conflitto o è perseguitato. L'assessore Caldana: "Un riconoscimento al lavoro fatto in questi anni" "
"Il Comune di Modena ha ottenuto un finanziamento di quasi mezzo miliardo (per l'esattezza 464 milioni) nell'ambito del "Programma nazionale di asilo" per consolidare e sviluppare il progetto di accoglienza per i rifugiati, cioè quei cittadini costretti a fuggire dai loro paesi per problemi legati a persecuzioni o in seguito a guerre. Il progetto modenese prevede di poter dare ospitalità a 20 adulti singoli ed a 30 persone in nuclei famigliari. Il "Programma nazionale di asilo" è promosso congiuntamente dal Ministero dell'interno, dal'Anci e dall'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Acnur). "L'ottenimento di questo finanziamento - spiega l'assessore ai servizi sociali Alberto Caldana - è un riconoscimento assai importante e significativo per una attività che il Comune di Modena svolge da anni, con convinzione e impegno, verso persone provenienti da diverse realtà del mondo. L'accoglienza dei rifugiati, oltre ad essere una delle questioni politiche e morali che il mondo si trova oggi ad affrontare, è un dovere costituzionale del nostro paese, nonostante l'Italia sia tra i pochi paesi europei che ancora non ha una legge che tuteli questa delicata e particolare categoria di persone. Si tratta di persone che hanno lasciato il loro paese contro la loro volontà per sfuggire a guerre, a violazioni dei diritti fondamentali oppure per il timore di essere perseguitate per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le proprie convinzioni politiche". In questi anni sono arrivati a Modena diverse decine di cittadini provenienti da situazioni di pericolo esistenti in vari paesi del mondo. Curdi dalla Turchia e dall'Iraq; Rom, Montenegrini e Kossovari di origine albanese in seguito all'ultima guerra; profughi provenienti da paesi nei quali tutt'ora sono presenti dei conflitti oppure dove esistono governi che non riconoscono i diritti civili di tutti i cittadini: Sierra Leone, Congo, Angola, Camerun, Sudan, Etiopia, Sri Lanka, Armenia. Proprio in questi ultimi giorni il Ministero ha indirizzato presso le strutture modenesi, oltre a 5 cittadini curdi, anche 7 persone provenienti dall'Afganistan. Si tratta in genere di persone prive di amici, parenti o conoscenti in Italia in grado di aiutarle, spesso con familiari ancora nel paese d'origine, dei quali però non hanno più notizie. In molti casi si è trattato di sostenere nuclei familiari anche numerosi, con bambini o anziani, a volte adulti con problemi di salute. Spesso si tratta di persone con una istruzione medio-alta, in altri casi persone con bassissima scolarizzazione proprio perché il governo del paese dal quale provengono non permetteva loro, per la religione o il gruppo etnico d'appartenenza, di poter frequentare le scuole. Nella maggior parte dei casi ci si è trovati di fronte a persone con forti motivazioni e capacità, desiderose, se le condizioni lo permettevano, di rendersi autonome, nonostante le difficoltà nel ricostruire completamente il proprio futuro, imparare una nuova lingua, un nuovo mestiere, realizzare nuove amicizie, rielaborare la propria storia personale ed adattarsi alle nuove condizioni. Questo percorso è indubbiamente impegnativo anche perché, nel lungo periodo di attesa del riconoscimento dello status di rifugiato da parte della Commissione Centrale, i richiedenti asilo non possono lavorare, e pertanto necessitano di accoglienza e assistenza. Il progetto modenese che è stato finanziato è inserito all'interno di una rete nazionale per l'accoglienza di richiedenti asilo, rifugiati o titolari di permessi di soggiorno per motivi umanitari o per protezione temporanea e prevede di fornire sostegno e orientamento, accoglienza e assistenza a richiedenti asilo (circa 20 adulti singoli e 30 persone in nuclei familiari) nel periodo di attesa, e supporto all'inserimento sociale , lavorativo e abitativo autonomo per chi ottiene tale riconoscimento. Il Progetto Rifugiati ha l'ambizione di mettere queste persone nella condizione di potersi ricostruire una vita, sostenendoli nei processi di autonomia, coinvolgendoli affinché possano diventare protagonisti del proprio futuro. "

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