"Il sindaco Barbolini: "L'azienda ha lavorato per raggiungere gli obiettivi strategici che erano stati definiti. Discutiamo esplicitamente se sono ancora validi" "
"Si trasmette un intervento del sindaco Giuliano Barbolini sullle scelte relative al futuro di Meta spa: "Nelle recenti prese di posizione ed articoli apparsi sulla stampa circa il futuro di Meta non sono mancati accenni fortemente critici. Se il dissenso, anche radicale, sul merito delle scelte è ovviamente legittimo, mio auspicio è che la discussione si possa sempre svolgere nel rispetto delle altrui opinioni. Dico questo perché ho trovato fuori luogo e non posso che respingere perché priva di fondamento ogni illazione o riferimento a manovre oscure e accordi sotterranei. Ma l'intento di queste mie righe, e la franchezza che vorrei usare in questa sede, non mirano certo a riaprire polemiche. Vorrei semplicemente fare un passo avanti nella discussione, stando sui contenuti, ed esplicitando meglio i punti di convergenza e quelli di dissenso. Forse anche per colpa mia, ma la sensazione è che in quest'ultima fase, su un tema di enorme rilievo per il futuro della città, non sempre si sia riusciti a chiarire all'opinione pubblica il senso delle osservazioni o delle critiche che venivano mosse. Troppo spesso si sono evocati aspetti metodologici più che di sostanza. E' per questo che spero sia utile intervenire per tentare di illustrare un punto di vista, che coincide con quello del resto della proprietà. C'è chi dipinge Meta come una azienda allo sbando. Non è così. L'azienda è solida patrimonialmente, garantisce elevati livelli di servizi e produce utili, anche in un anno travagliato per le multi-utilities com'è stato il 2000. L'impegno maggiore di questa fase si è indirizzato alla definizione delle traiettorie strategiche del piano di sviluppo industriale. Gli accordi sul gas che hanno portato alla nascita di BluMet, così come quelli sulle telecomunicazioni con l'avvio di Tre.A.Web, assieme alla lettera di intesa con la Merloni energia per concorrere all'acquisto delle centrali Enel, ed alle opportunità che paiono aprirsi per rilevare la rete Enel della nostra provincia, confermano come, pur in un mercato in rapida evoluzione (sia normativa che nelle strategie dei singoli attori), Meta ha operato positivamente ed è in condizione di rafforzare ulteriormente le proprie posizioni. Ciò è avvenuto sia su aspetti fondamentali come il garantirsi l'approvvigionamento di risorse ed energia, ma anche nell'ampliamento e nel consolidamento di relazioni e legami con i territori circostanti (penso in particolare a Sat e Aimag, ma anche all'Agac di Reggio). Dopo l'esito della trattativa con Albacom, (che ha dimostrato come non ci fossero decisioni già prese), mi pare si tratti di valutazioni oggettive e non confutabili. Queste strategie di Meta (cui auspico si possa a breve aggiungere la sigla di una intesa, che è condizione imprescindibile del quadro generale, con le rappresentanze dei lavoratori, che sono un fattore decisivo per l'azienda) sono coerenti con le indicazioni della proprietà e con quanto il consiglio comunale di Modena ha votato nello scorso ottobre. Penso che sull'insieme di queste scelte sia difficile non registrare una amplissima condivisione. Perché allora, da mesi, un così aspro e lacerante manifestarsi di polemiche e tensioni' A me pare che il vero nodo alla base del contendere sia il passaggio obbligato cui l'Azienda è chiamata, proprio dalla impostazione del suo piano strategico: l'apertura del capitale e il coinvolgimento nel governo di Meta di risorse finanziarie e partners privati. Sviluppare gli investimenti necessari a qualificare gli impianti per l'acqua e i rifiuti, acquisire le reti elettriche dei comuni della provincia, realizzare partnership per posizionarsi nei settori della produzione energetica e delle telecomunicazioni presuppone investire risorse, nella prospettiva dei prossimi 5 anni da un minimo di 400 fino a 900 miliardi. Una quota sarà assicurata dagli utili d'esercizio, ma una gran parte deve venire dall'apertura al mercato dei capitali. Valorizzare al meglio l'azienda non è solo un dovere dei soci pubblici verso un patrimonio collettivo: è una necessità per sostenere le condizioni di un rafforzamento e di una crescita, e garantire ai cittadini e agli utenti servizi qualificati ed a costi contenuti. La scelta della quotazione in borsa è un riflesso di queste considerazioni: pur con andamenti meno brillanti dei mesi scorsi, il mercato finanziario è infatti ancora ben disposto verso le Aziende multiservizi, come conferma il recente successo nella quotazione di AEM di Torino. Anche ACE gas di Trieste sta poi approdando in questi giorni in borsa. Sappiamo di avere disposizione una finestra di non più di 12 mesi per conservare una scenario che gli analisti giudicano favorevole. Ricordo che un anno fa, di questi tempi fui criticato perché ritardavamo l'approdo in borsa. Sostenni allora che, per andarci, bisognava prepararsi, come progetto strategico e analisi e correzione dei fattori di criticità e debolezza. Oggi, il lavoro fatto ci mette nella condizione di partire. Se servono altri approfondimenti si può lavorare per ottenerli. Ma il quesito che pongo è se sull'obiettivo di fondo si è ancora tutti d'accordo o qualcuno ha cambiato idea' Ci sono altre strade per conseguire l'obiettivo di valorizzare un bene pubblico' Si hanno altre soluzioni su come reperire gli ingenti mezzi finanziari che occorrono per rendere Meta più forte, competitiva, e attrezzata per fornire servizi migliori e costi concorrenziali' Se ci sono opinioni diverse, è bene siano esplicitate, e si possano confrontare e approfondire. Anche alla luce del fatto che l'approdo in borsa dà le massime garanzie di trasparenza rispetto ad ipotesi (per altro destituite di ogni fondamento) su eventuali tentativi volti a "mettere le mani" su Meta in modo surrettizio. L'altro aspetto cruciale del dibattito di questi mesi concerne il tema di quale rapporto si debba stabilire, nel percorso di valorizzazione di Meta, con l'imprenditoria e il sistema economico locale. Anche qui, facciamo chiarezza una volta per tutte. Non è in discussione il merito: Meta non può non ricercare un rapporto di piena collaborazione con l'imprenditoria del territorio, sia come integrazione di strategie, sia come sviluppo di nuove opportunità di creare lavoro e competitività. Il problema è come farlo. Ai soci pubblici sembra che la collaborazione nelle società di scopo (Metasviluppo, e non solo), e una quota riservata (che se fosse 6-8% significherebbe un investimento, secondo una stima prudenziale di almeno 40-50 miliardi) nella collocazione in Borsa, oltre a quelle previste per i dipendenti e i cittadini, possa rappresentare una buona base di discussione. Anche perché le alternative non sono molte. L'unica che io conosca è la possibilità di una gara pubblica per la cessione di una quota del pacchetto azionario prima dell'andata in Borsa, come ha fatto Parma. Procedura rischiosa, perché una gara può avere esiti diversi da quelli auspicati. Non solo, bisogna anche vedere quanto questo incida sulla valorizzazione dell'Azienda rispetto alla Borsa, posto che noi ci siamo fissati il vincolo del mantenimento del 51% pubblico. Ci sono altre soluzioni rispetto a quelle indicate' Lo dico col massimo di disponibilità alle stesse associazioni economiche, se ci sono idee diverse è utile siano prospettate in termini di reale fattibilità. Personalmente non ho pregiudiziali di alcun genere rispetto ad eventuali migliori percorsi che puntino a valorizzare Meta. Lo dico anche al presidente dell'Unione industriali che, proprio ieri, ha detto che occorre "far sistema". Sono d'accordo. Per questo lo invito a dire esplicitamente ai modenesi cosa significa, in questo caso specifico, fare sistema. Perché non basta incontrarsi anche mille volte se non c'è poi intesa sui contenuti. Andare in borsa, secondo il percorso che ho delineato, sta dentro al "fare sistema" o no' Per concludere, poche parole anche riguardo i rilievi che vengono mossi sulla gestione dell'Azienda. Che ci siano problemi, e aspetti da correggere e migliorare, è nelle cose, specie se si considera che questa realtà sta passando da un regime di monopolio a un mercato liberalizzato. Ma su un aspetto è bene essere chiari. Della gestione operativa sono responsabili i vertici aziendali assieme al consiglio di amministrazione. In una logica di rispetto dei reciproci ruoli ho trovato un po' strane alcune critiche mosse da esponenti politici, quando, come giustamente è stato osservato, si chiede alla politica un passo indietro. Anche qui però si esca dal vago. C'è un problema sui vertici, sulla composizione del Cda' Lo si dica esplicitamente e si motivi il perché. Si dica se sono questioni specifiche o di indirizzo generale. Mi permetto anche di ricordare che al Cda stesso, in una spa di tali dimensioni, va chiesto un coerente impegno a interpretare il proprio ruolo, al di fuori da improprie logiche tipiche di tempi andati. E' una sfida complessa e difficile per tutti. Ma è fondamentale che per Meta ci sia chiarezza sull'orizzonte strategico: e questo è primariamente il compito della Politica, e della proprietà. Da ciò devono derivare i giudizi successivi sulle azioni messe in campo. E solo in quest'ottica è possibile pesare responsabilità e comportamenti, anche dei singoli attori, come è opportuno e necessario debba avvenire. Non mi spaventa il dissenso, la discussione anche forte: la disponibilità e la volontà di trovare una intesa è massima. Occasioni di confronto formale ce ne sono state numerose. Ma se si pensa ne servano altre non c'è problema. Anzi mi impegno a convocare per i prossimi giorni un nuovo incontro allargato ai diversi soggetti interessati. E' necessario però che tutti si stia al merito dei problemi, non eludendo le grandi questioni, politiche e tecniche, che mi sono sforzato di esplicitare". "
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