Lunedì 29 gennaio, in occasione del Giorno della memoria, Ottavia Piccolo porta in scena al Teatro Storchi un monologo sui desaparecidos in Argentina
"A 22 anni dalla scomparsa del marito, arrestato dai militari argentini, Elsa deve preparare i documenti per ottenere il rimborso che viene dato ai parenti dei desaparecidos. E' l'occasione per un viaggio nella memoria privata e in quella collettiva, che porterà la donna ad incontrare le madri e le nonne di Plaza de Mayo e a diventare "eroina" sua malgrado. E' questa la storia di "Buenos Aires non finisce mai", il monologo che Ottavia Piccolo porterà in scena lunedì 29 gennaio alle 21 al Teatro Storchi di Modena per iniziativa del Comune e di Emilia Romagna Teatro, che celebrano così il Giorno della memoria (ingresso gratuito, informazioni al numero 059/206933). Lo spettacolo, firmato dai giovani autori sardi Vito Biolchini ed Elio Turno Arthemalle e diretto da Silvano Piccardi, è tratto dal libro di Massimo Carlotto "Le irregolari (Buenos Aires Horror Tour)" ed è stato commissionato da Ottavia Piccolo con l'intento di proporre una riflessione sul "buco nero" dei desaparecidos in Argentina. "Elsa - spiega l'attrice - è una donna normale, comune, alla quale, nel 1978, quando lei ha solo 22 anni, portano via il marito, e lei non ne sa il motivo, non sa nemmeno se il suo uomo si occupasse di politica o no. Fino al 2000 Elsa non sa, adesso invece si inserisce nell'ambito di chi vuol sapere, e comincia a scoprire, a conoscere, diventando così eroina suo malgrado". L'interesse per la vicenda degli scomparsi nel paese latino americano nasce dalla lettura del libro di Carlotto. "Mi sono detta: ma dove eravamo nel 1978' Noi che pure eravamo attenti ad altre situazioni, ad altre tragedie accadute nel mondo in quel periodo' Tante notizie non ci sono arrivate o ci sono state raccontate in modo scorretto e quindi, visto che le madri e le nonne argentine ci sono ancora, sono combattive e sono le ultime testimoni di questa storia, e visto che lo Stato italiano fa in Italia un processo contro alcuni dei torturatori, ho sentito la necessità di parlare di loro, semplicemente parlarne". Tra le frasi del monologo, una in particolare colpisce Ottavia Piccolo: "Ho altri 30 mila mariti di cui occuparmi". E così dicendo, Elsa allarga il suo personale dolore per ospitare la tragedia di un intero paese. "
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