Arrivare all’assunzione in Consiglio comunale del Pug, il Piano urbanistico generale, entro il mese di ottobre, per poi adottarlo dopo una fase di osservazioni e arrivare all’approvazione, in seguito al passaggio in Regione, nel 2022, puntando a farlo entro l’estate.
È l’obiettivo che l’Amministrazione comunale si è posta per il completamento del percorso del Pug, i cui indirizzi disciplinari sono stati presentati oggi, giovedì 16 settembre, al Consiglio comunale di Modena, dopo un percorso partecipato con una settantina di incontri e comunicazioni con diversi attori e soggetti del territorio (proprio martedì l’ultimo passaggio al Tavolo comunale per Modena competitiva, sostenibile, solidale), oltre alla Consultazione preliminare nell’autunno scorso.
A introdurre la presentazione sono state l’assessora comunale all’Urbanistica Anna Maria Vandelli e la dirigente del settore Maria Sergio; a seguire hanno portato il loro contributo alcuni dei professionisti dell’equipe che affianca l’ufficio di Piano nell’elaborazione della proposta: gli architetti Gianfranco Gorelli, Sandra Vecchietti e Filippo Boschi. Il sindaco Gian Carlo Muzzarelli ha concluso richiamando gli elementi chiave contenuti nella proposta.
La visione di città futura che viene confermata, infatti, è quella di una Modena realtà “green, sana e antifragile”; di una città che sa valorizzare i propri paesaggi, in una prospettiva di rigenerazione per i suoi 38 rioni; una città globale e interconnessa con le altre realtà internazionali; un luogo di opportunità e inclusivo; ma anche una città attenta al welfare, alla storia e alla cultura, alla sua vocazione universitaria, al suo essere collocata nel cuore di territori produttivi impegnati ad affrontare la sfida del Covid. Le cinque strategie sono assunte come orientamento di fondo per sviluppare obiettivi e azioni future attraverso il nuovo Pug, strumento che si distingue dal vecchio Piano regolatore comunale (piuttosto rigido, prescrittivo e iperdettagliato), per flessibilità, semplificazione e trasparenza tali da non richiedere varianti.
La disciplina della proposta di Piano è improntata alla rigenerazione del territorio urbanizzato, limitando la città da urbanizzare al 3 per cento di qui al 2050, come previsto dalla legge urbanistica regionale. Lo strumento si sviluppa per tessuti, non attribuisce potestà e potenzialità edificatorie alle aree libere e conforma il territorio disciplinando usi e trasformazioni compatibili con la sua tutela e valorizzazione. Nella proposta viene delineata, infatti, una sorta di “Carta della trasformabilità”, che mette insieme alle norme (articolate in vincoli e tutele, città consolidata, città da urbanizzare, città pubblica, territorio rurale e strumenti per disciplinare le varie trasformazioni) uno schema di assetto della città e un focus su rioni, riferimento per la città consolidata, e piattaforme, luoghi di connessione fondamentali per ricucire il centro urbano con la città contemporanea (o periferia) e con il territorio rurale.
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