Un aumento dell’export per un ammontare di 12 miliardi di euro, picco dal 2000, una tenuta dell’occupazione e dati positivi sull’attrattività della città per quanto riguarda il turismo, “a dimostrazione della capacità competitiva del territorio modenese, che è in fase di crescita e che possiede radici, qualità e condizioni per attrarre nuovamente”.
È il quadro economico e produttivo che emerge dall’analisi del Cresme, società di ricerca che ha sviluppato lo studio sugli scenari demografici ed economici della Provincia e del Comune di Modena nel percorso del Piano urbanistico, che è stato illustrato nel corso del convegno che si è svolto oggi, mercoledì 31 maggio, al Teatro Fondazione Collegio San Carlo.
“Dobbiamo continuare a sviluppare i nostri progetti – ha proseguito il sindaco Gian Carlo Muzzarelli, che ha presieduto i lavori della mattinata – con l’università, all’ex Amcm per il polo culturale, all’ex Sant’Agostino-Estense, nelle Periferie. Dobbiamo prendere atto della trasformazione demografica della città – ha proseguito – con un calo e un invecchiamento della popolazione riflettendo sulle politiche di welfare, sul tema della natalità, sui migranti che da una tensione possono diventare un’opportunità e soprattutto sulla sfida di continuare a crescere in una città compatta, inclusiva, in una dinamica di commercio più vicino, e che rimette in gioco le condizioni per produrre e per continuare a consumare in un certo modo, a partire dalle infrastrutture materiali della mobilità (Complanarina, Cispadana, Pedemontana, Bretella e varie connessioni) a quelle immateriali, come l’estensione della banda ultra larga, all’impegno per garantire lavoro e dare opportunità. Stiamo insieme e davanti alle imprese – ha concluso il sindaco – per spingere tempi, modalità e qualità della Pubblica Amministrazione, consci che dobbiamo proseguire su questa strada perché così il futuro continuerà ad abitare qui”.
A fare il quadro dello studio del Cresme è stato il direttore Lorenzo Bellicini, che ha evidenziato come a Modena ci siano “segnali di ripartenza interessanti, ma che non hanno risolto ancora tutte le questioni. A fronte di un aumento di 50 mila unità della popolazione negli anni 2000 – ha proseguito – i posti di lavoro sono calati di 4 mila e abbiamo uno scenario in cui la domanda interna è solo leggermente ripartita. La dimensione della ripresa non è sufficiente rispetto a quello che servirebbe per rilanciare realmente l’economia modenese, ma mi sembra che ci siano tutti gli elementi per disegnare un quadro molto più dinamico, da giocare in attacco. Modena ha tutte le potenzialità per il rilancio, che si gioca sulla capacità di una visione strategica e chiara, e attraverso decisioni in tempi certi, dello sviluppo del territorio, con al centro posti di lavoro e qualità della vita”.
Tema di approfondimento durante la seconda parte del convegno che si è svolta nel pomeriggio è invece stato il rapporto tra domanda e offerta sul produttivo a Modena. “Incrociamo vari segmenti di domanda – ha affermato la dirigente del Settore Pianificazione del Comune Maria Sergio – ma il denominatore comune è la scelta di rimanere a Modena e di investire in città sia per le imprese che sono già insediate sia per quelle che da fuori cercano di venire nel nostro territorio. Attualmente il 30 per cento delle aree del territorio edificato ospitano attività produttive – ha proseguito – anche se non sono tutte uguali: quelle dei Torrazzi e di Modena nord sono dedicate al produttivo secco e al manifatturiero, mentre Modena est e Modena ovest sono aperte anche ad altre funzione come terziario e commerciale. Con la rigidità del Piano e delle attuali procedure – ha precisato – Modena fa più fatica rispetto ad altre realtà e per non perdere terreno nella competizione abbiamo bisogno di aggiornare il quadro”.
A delineare le piste di lavoro per garantire alla città di rimanere competitiva e rilanciarsi è stata, in chiusura di convegno, l’assessora all’Urbanistica Anna Maria Vandelli, che ha evidenziato l’importanza di garantire una qualificata accessibilità a Modena, a partire dai caselli autostradali, di offrire possibilità al settore agroalimentare che a sud della città chiede di continuare a investire e rafforzarsi, di riqualificare i poli produttivi (in particolare Modena nord e i Torrazzi) dal punto di vista ambientale e dei servizi, e di trovare risoluzione a questioni nelle aree produttive storiche che sono in trasformazione, come ad esempio le Fonderie.
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