I Trattati di Roma sono un simbolo di sessant’anni di pace e benessere. Ma gli ideali dell’unità europea “non possono marciare solo tramite le cancellerie, ci vuole l’adesione dei cittadini, la partecipazione popolare, un ruolo delle autonomie locali. Se l’Europa vuole recuperare il consenso perduto, deve correggere a fondo la politica economica, il cui obiettivo deve essere un lavoro dignitoso stabile e regolare, e la politica dell’immigrazione nell’ambito della quale accoglienza e sicurezza devono essere realmente comuni. L’Europa può seguire diverse velocità su singole materie ma deve avere una sola velocità, uniforme, sui principi fondamentali che ne fanno un faro di civiltà nel mondo: i diritti umani, lo stato di diritto e la democrazia”.
Lo ha detto il sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli chiudendo il dibattito che ha preceduto l’approvazione in Consiglio comunale dell’ordine del giorno che, in occasione del 60° anniversario dei Trattati di Roma, chiede ai Capi di Stato e di Governo “di assumere un orientamento limpido e forte a sostegno del rilancio dell’Unione europea e della sua integrazione politica, economica e sociale”. L’ordine del giorno, presentato per il Pd dalla capogruppo Grazia Baracchi è stato approvato (con il voto a favore di Pd, Per me Modena, Mdp e Giuseppe Pellacani, FI. Contrario Andrea Galli, FI, e astenuti i consiglieri del Movimento 5 stelle) dopo essere stato emendato su proposta di Giuseppe Pellacani di Forza Italia.
Pellacani, presentando il proprio emendamento (approvato con il voto favorevole di Pd, Art.1-Mdp e dello stesso Pellacani; astenuti Per me Modena, M5s, Andrea Galli, FI, Tommaso Fasano e Federica Di Padova, Pd), ha sottolineato l’importanza di celebrare l’anniversario dei Trattati di Roma, “ma non possiamo nasconderci – ha detto – che il modello unitario dell’Europa versa in un momento di difficoltà. I Trattati infatti erano perfetti quando sono stati scritti ma oggi c’è uno scollamento tra teoria e pratica che indebolisce soprattutto il principio di sussidiarietà in base al quale l’Unione deve intervenire in ciò che è fondamentale ma non in ciò che gli Stati possono far bene da soli. Recuperare lo spirito originario dei trattati significa abbandonare la pretesa folle di voler regolamentare tutto, anche dove la regolamentazione non serve, e occuparsi meglio delle materie di competenza, coinvolgendo tutti i paesi” .
Secondo Marco Malferrari (Art.1-Mdp), in questi sessant’anni il processo di integrazione europea “è andato avanti anche se faticosamente ma molto di quanto auspicato a Ventotene resta ancora da fare: anche nei paesi fondatori dell’Eurozona prevalgono ancora gli interessi dei soggetti più forti della finanza e dell’economia a scapito di buona parte della popolazione”. Il consigliere ha quindi auspicato che il processo di unificazione prosegua “per realizzare finalmente in tutto il continente le possibilità di lavoro di qualità, di libertà e uguaglianza, solidarietà e giustizia sociali necessarie per determinare intorno al nuovo ordine un larghissimo strato di cittadini interessati al suo mantenimento e al suo progresso”.
L’Europa “forse non ha mai vissuto un momento peggiore”, ha detto, per il Pd, Marco Forghieri, “ma penso che, ritrovando tutti le proprie ragioni e con una ridistribuzione dei compiti, probabilmente potrà tornare a fare cose buone. Per farlo bisognerebbe ripartire dagli uomini, dai valori e dalla politica piuttosto che dagli schemi e dalle forme. È necessario un miglior equilibrio tra poteri eletti e non eletti, con più istituzioni elettive per riavvicinare l’Europa ai cittadini. I populismi infatti si sconfiggono se l’Europa diventa più popolare”. Secondo Federica Di Padova “non è questione di un’Europa a una o più velocità, è questione che l’Europa o c’è o non c’è. Oggi il progetto europeo di fronte alle grandi sfide poste negli ultimi anni ha subito qualche battuta d’arresto, ma non possiamo buttarlo via per questo. L’anniversario è l’occasione per tornare a discutere di quell’Europa di pace, democrazia e giustizia sociale sognata a Ventotene e per farci guidare da quel sogno nelle decisioni future”. Anche per Tommaso Fasano, oggi l’Unione europea offre tanti motivi alla critica, in particolare “è il suo funzionamento che suscita pessimismo ma se l’Unione fosse in grado di tornare solidale, sia dal punto di vista economico che da quello del lavoro e del debito, probabilmente i cittadini recupererebbero fiducia nei suoi confronti”. Replicando a Pellacani, il consigliere ha sostenuto che “per salvare l’Europa non serve meno Europa, ne serve di più, anche perché non abbiamo alternative credibili”.
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